Autonomia e terzo mandato, si ricomincia La Corte Costituzionale ha bocciato il referendum abrogativo sulla legge Calderoli e così i leghisti, con Zaia in testa, esultano. Ma ora il percorso dovrà riprendere tenendo conto di quello che ha scritto la Consulta. E i tempi si allungano

La riforma per l’autonomia differenziata sta scatenando i supporter leghisti con il governatore Luca Zaia in testa. Vediamo perché. La Corte Costituzionale infatti ha bocciato il referendum abrogativo sulla legge Calderoli per l’Autonomia differenziata. Sicuramente questa è una vittoria, sul piano giuridico, per la Regione Veneto. Quella guidata da Zaia è stata infatti l’unica Regione a difendere le ragioni della riforma, ma la vittoria ha anche un indiscutibile significato politico. E infatti esultano Zaia e i leghisti: «La riforma è costituzionale, ora spero che si possa procedere con più serenità e senza scontri». Zaia su Facebook spiega: “Per la seconda volta, la Corte Costituzionale conferma tutta la propria autorevolezza sulla questione dell’Autonomia.La prima volta l’ha fatto con la sentenza relativa al ricorso contro la Legge Calderoli, in cui ha analizzato il merito della legge, fornendo alcune indicazioni per apportare correttivi, pur confermandone la piena legittimità”. Ora, con questa nuova sentenza, “la Corte Costituzionale mette fine alla vicenda referendaria con l’assoluta imparzialità che deve esserle propria. Questo pronunciamento contribuisce a chiarire ogni dubbio”. Quindi, prosegue Zaia, “il percorso sull’Autonomia continuerà a svilupparsi nel pieno rispetto della Costituzione, delle indicazioni della Consulta e del principio di Unità nazionale, mantenendo al centro i valori di sussidiarietà e solidarietà. Ora continueremo con ancora più slancio per questa riforma che sarà utile non a qualche regione ma a tutte. Il Veneto ne è certo ed è pronto a proporsi come modello”.Chi si oppone al progetto dell’autonomia è molto freddo: dal pd infatti viene sottolineato che “La decisione non mi stupisce, la legge è già morta perché svuotata dal precedente verdetto della Consulta” dice il segretario veneto Andrea Martella. Ma anche Maurizio Gasparri senatore di Forza Italia, anche se con toni diversi, ribadisce questo concetto: “”Assolutamente logica la decisione della Corte costituzionale di dichiarare inammissibile il referendum sulle autonomie. Avendo la Corte indicato dei punti da correggere della legge, cosa che faremo in Parlamento, sarebbe stato del tutto illogico sottoporre al referendum un testo che prima deve essere corretto. Pertanto, andiamo avanti con il nostro lavoro di riforme. Noi rinnoviamo l’Italia. Gli altri creano soltanto astio e ostacoli nella vita del Paese. Vinceranno la democrazia e la cultura di governo portati avanti dal centrodestra”. Lo dichiara il responsabile nazionale Enti Locali di Forza Italia, senatore Maurizio Gasparri: “Assolutamente logica la decisione della Corte costituzionale di dichiarare inammissibile il referendum sulle autonomie. Avendo la Corte indicato dei punti da correggere della legge, cosa che faremo in Parlamento, sarebbe stato del tutto illogico sottoporre al referendum un testo che prima deve essere corretto. Pertanto, andiamo avanti con il nostro lavoro di riforme. Noi rinnoviamo l’Italia. Gli altri creano soltanto astio e ostacoli nella vita del Paese. Vinceranno la democrazia e la cultura di governo portati avanti dal centrodestra”. Nel dettaglio, la Consulta ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata delle Regioni. La Corte, composta attualmente da undici giudici ha rilevato che “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”: ciò “pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”. Secondo Palazzo della Consulta, “il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”.

Sullo sfondo la riforma del Premierato. Ma pesa la battaglia di Veneto e Campania per il terzo mandato dei governatori 

L’europarlamentare Paolo Borchia, capodelegazione della Lega a Bruxelles e vicesegretario della Liga Veneta, sottolinea: “Tutto come previsto, anche la Corte costituzionale riconosce che la delegazione trattante della Regione del Veneto ha svolto un lavoro rigoroso ed inappuntabile, cui hanno cercato di opporsi, in maniera approssimativa e distruttiva, gli alfieri del vecchio, i difensori dell’inefficienza, gli oppositori al cambiamento. Il cammino verso l’autonomia prosegue”. E i consiglieri regionali della lega come Villanova e Brescacin fanno un passo in più: la decisione della Consulta di dichiarare inammissibile il referendum è una vittoria di Zaia. E quindi della Lega. E perciò, è il ragionamento, “siccome il Veneto di Luca Zaia è stato il solo a difendere gli interessi dei veneti, la Lega ha tutti i titoli per rivendicare ancora la guida della regione”. Un messaggio chiaro e netto agli alleati di FdI: la lega rivendica la guida della Regione, con Zaia o un altro suo esponente. Afferma Stefano Casali, consigliere regionale di Fratelli d’Italia: ““Accolgo con grande soddisfazione la decisione della Corte costituzionale di bocciare la proposta di referendum abrogativo contro la legge che prevede l’autonomia differenziata. una decisione prevedibile, in quanto questa riforma è espressamente prevista dalla Costituzione, nei suoi articoli 116 e 117”. “Mi auguro ora -aggiunge- che il processo per concretizzare questa riforma possa procedere con la massima rapidità, perché l’autonomia differenziata rappresenta un’opportunità fondamentale per valorizzare al meglio le potenzialità della nostra Nazione. Uno strumento che renderà l’Italia più moderna ed efficiente, rilanciandola sia a livello economico che sociale”. Un risultato che rimette sulla corsia preferenziale la riforma della legge proposta da Calderoli di cui dovrà occuparsi il Parlamento mentre è in parcheggio l’altra riforma, quella del premierato. Ma poiché tutto si tiene, tra ricorsi e riforme che riguardano le Regioni, resta in sospeso la questione del terzo mandato: la Lega rivendica la guida del Veneto ora più che mai, ma il Governo ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge della Campania che consentirebbe al presidente uscente de Luca di riproporsi per la terza volta. E la Corte costituzionale dovrebbe pronunciarsi prima, si spera, della scadenza elettorale delle Regioni. Ma siamo sicuri che il Governo non abbia scelto una strada che può rivelarsi un boomerang? Infatti ci sono illustri pareri che sostengono la incostituzionalità del divieto di terzo mandato, che si applica solo per i sindaci e i presidenti di Regione, mentre non esiste per tutte le altre cariche elettive. Nel caso in cui la Corte costituzionale dovesse ritenere che applicare il limite solo a sindaci e presidenti di Regione non è corretto, cosa accadrebbe? Ma il Governo è sicuro della propria strada: se si prevede un limite per i mandati del primo cittadino perché non prevederlo anche per chi governa la Regione visto che ha molto più potere? era stato il ragionamento dei costituzionalisti quando scrissero la legge, divenuta applicativa nel 2004. In questo modo si scrisse “un principio secco”, non generico entrato in vigore dal 2004 per tutte le Regioni ordinarie che prevedano l’elezione diretta, ossia tutte, visto che nessuna ha fatto una scelta diversa in deroga. E il principio è stato ritenuto talmente valido che è stato persino inserito nella proposta di riforma del Premierato. MB