La Consulta ha messo il freno a sette profili della legge sull’Autonomia Differenziata, a partire dai dai Livelli essenziali di prestazione (Lep), per proseguire con le aliquote sui tributi. Dopo due giorni di camera di consiglio è arrivata la decisione della Corte che accoglie parzialmente i ricorsi delle quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana) che hanno impugnato la legge Calderoli. I giudici hanno ritenuto “non fondata” la questione di costituzionalità dell’intera legge – punto sul quale si focalizzano tutte le reazioni di centrodestra, dove spicca il silenzio di Fratelli d’Italia – considerando invece “illegittime” alcune specifiche disposizioni. La pronucnia della Corte Costituzonale ha subito scatenato in Veneto la polemica politica. Ad attaccare per prima Zaia è stata la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Aurora Floridia. “Il presidente del Veneto Luca Zaia – ha detto – ha avuto il coraggio di definire il pronunciamento della Corte Costituzionale una vittoria per il progetto di autonomia differenziata. Un pessimo tentativo di far passare una sconfitta come un trionfo. La verità è un’altra: il verdetto rappresenta una sonora bocciatura della riforma Calderoli, un progetto di autonomia privo di regole e calibrato a vantaggio di pochi, a discapito di molti. La Corte Costituzionale ha tracciato una linea netta – ha aggiunto – respingendo l’idea di uno smantellamento indiscriminato dello Stato centrale, che avrebbe danneggiato l’intero Paese. Ha posto limiti chiari per preservare la coesione e la solidarietà nazionale, opponendosi a un disegno che avrebbe ampliato il divario tra le regioni, penalizzando cittadine e cittadini delle aree più svantaggiate e mettendo a rischio diritti e servizi essenziali. Zaia – ha concluso – può cercare di manipolare il significato della sentenza, ma non può nascondere la realtà: le ambizioni più estreme della riforma Calderoli sono state fermate. Il sogno di concentrare risorse e competenze nelle regioni più ricche a scapito delle altre è stato drasticamente ridimensionato. Altro che ‘passaggio storico’ per il Veneto: questo verdetto riafferma i principi di pari dignità e uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione”. Dal canto suo il governatore ha ribadito quello che dice da tempo e cioè che “la Corte Costituzionale ha confermato la legittimità della legge sull’autonomia differenziata, sancendo ancora una volta che il nostro percorso è in linea con la Costituzione. È una conferma importante e rappresenta un passaggio storico per il Veneto e per tutto il Paese. Questo verdetto, di cui attendo di leggere il dettaglio delle motivazioni, rafforza il lavoro svolto negli anni e conferma che l’autonomia non è una questione divisiva, ma un’opportunità per dare voce e valore a ogni singolo territorio, nel rispetto dell’unità della Repubblica… L’alternativa sarebbe stata un’accettazione stantia e supina di un centralismo che nei decenni ha prodotto molti danni, con 3mila miliardi di debito pubblico e cittadini che talvolta, inaccettabilmente, spesso costretti a curarsi fuori dalla propria regione. Questo percorso ha il merito di aver dato vita a un dibattito assolutamente costruttivo”. Per la Lega ha fatto sentire la sua voce il deputato Alberto Stefani, segretario della Liga Veneta secondo il quale “la Consulta riconosce che l’Autonomia è legittima. Questo emerge dalla pronuncia della Corte rispetto ai ricorsi presentati da alcune Regioni, di fatto ritenendo infondata la questione di incostituzionalità generale. In attesa di leggere le motivazioni, sicuramente saranno sciolti i nodi ma di fatto la legge resta in piedi. Avanti dunque con la trattativa, che di fatto può andare avanti per le Regioni che l’hanno chiesto e ne hanno tutto il diritto, nel solco della Costituzione. Gli esponenti dell’opposizione che festeggiano questa sentenza non hanno capito che molto probabilmente dovranno dire addio al loro referendum”.