“Siamo arrivati ormai a scadenza ed è urgente che la Regione acceleri l’iter una volta per tutte per l’abrogazione dell’articolo che vieta la circolazione di autobus che abbiano più di 15 anni di immatricolazione. Il rischio è che la maggior parte dei mezzi in dotazione alle nostre imprese, da quest’anno, resti inutilizzata nei depositi, causando un disservizio senza precedenti e mettendo moltissime aziende in gravi difficoltà”.
Daniele Rigato, Presidente regionale e nazionale degli Autobus Operator di Confartigianato, è molto preoccupato. “Dopo la pandemia, le associazioni di categoria erano riuscite a ottenere una proroga che estendeva il limite d’età dei mezzi a 19 anni – afferma Rigato –, dando alle imprese il tempo necessario per riprendersi dalle restrizioni imposte dal Covid. Ora che tale proroga è scaduta, Confartigianato Imprese Veneto torna a sollecitare la Regione per arrivare ad una soluzione definitiva”.
“Per la provincia di Verona, la percentuale arriva addirittura a quasi il 50% del parco autobus circolante – spiega Paolo Brandellero, Presidente di Confartigianato Trasporti Verona –, per un totale di 635 veicoli, pubblici e privati, immatricolati prima del 2010 sui 1.285 totali. La cosa vergognosa è che i mezzi pubblici potranno circolare in deroga, mentre quelli privati no, per una legge, dunque, che non è uguale per tutti. Inconcepibile! Se si vieta la loro circolazione non solo si arreca danno a coloro che questi mezzi li usano, quindi alla cittadinanza, ai lavoratori e ai turisti, ma si mette in ginocchio quasi la metà delle imprese che operano nel settore e al servizio della comunità. Senza adeguati incentivi o un piano graduale per l’adeguamento imposto dalla transizione green, molte aziende non avranno altra scelta che chiudere”.
La normativa veneta, inoltre, crea una disparità concorrenziale rispetto ad altre regioni italiane, dove non esistono restrizioni simili.
“L’obiettivo non è eludere le politiche ambientali – conclude Brandellero, presidente provinciale di Confartigianato Trasporti – ma renderle compatibili con la realtà di un settore già messo a dura prova da crisi, rincari e aumenti dei costi di gestione”.