Auto immatricolate, Verona pole position Leader regionale con una quota del 20,1%: con l’accelerazione ha superato Padova

Né bene né male. Il mercato tiene, ma con tanti timori per il nuovo anno. Si potrebbe riassumere così, la situazione delle compravendite dei veicoli nella Regione Veneto, tracciando il bilancio del 2024 e guardando al nuovo anno appena iniziato. I dati Unrae: in tutto il 2024 in Veneto sono stati immatricolati 107.080 veicoli; erano stati 104.834 nel 2023 (+2,14%); solo nel mese di dicembre scorso sono 8.152 rispetto agli 8.076 dello stesso periodo dell’anno precedente (+0,94%). Durante il 2024, Verona ha avuto il 20,10% del totale delle immatricolazioni annue, Padova il 19,86%, Vicenza il 19,64%, Treviso il 17%, Venezia il 14,99%, Belluno il 4,26% e Rovigo il 4,15%. Per quanto riguarda, specificamente, l’elettrico e l’ibrido la situazione è diversa: nell’elettrico il 2024 ha fatto segnare 5.128 immatricolazioni rispetto alle 5.336 del 2023 (pari a -3,9%); le ibride sono state 44.455 contro 40.543 (+9,6%); le ibride plug-in 3.462 contro 4.052 (-14,6%). Verona dunque leader regionale per immatricolazioni nel 2024, con una quota del 20,1% contro il 19,82% del 2023, quando era seconda dietro Padova. Complessivamente nei 12 mesi sono state 21.523 le immatricolazioni, contro le 20.780 dello scorso anno, il 3,58% in più, a fronte di una crescita media veneta del 2,14%. “Se guardiamo al dato delle immatricolazioni, il mercato ha sostanzialmente tenuto – spiega Giorgio Sina, presidente del Gruppo Auto e Moto di Confcommercio Veneto –. Tuttavia al netto dei cosiddetti “Km zero”, immatricolate e poi vendute dal concessionario, registriamo una contrazione del 15%, che è più o meno la stessa riduzione percentuale che vale sul 2019 e cioè il periodo pre pandemia”. Secondo Sina, “già nella primavera dello scorso anno c’era meno entusiasmo per l’acquisto delle auto: questo perché gli incentivi c’erano ma di fatto non partivano mai; quando sono partiti a maggio, sono stati “bruciati” in poche ore. Nell’immaginario collettivo è passato un messaggio negativo: non c’erano più promozioni per comprare o cambiare la macchina. A questo si aggiunga che l’inflazione pesa sul potere d’acquisto delle famiglie. Non dimentichiamo, peraltro, che il 70% degli acquisti viene fatto con finanziamento bancario, per cui c’è il tema dei tassi d’interesse da considerare”. Il bilancio, dunque, è in chiaro-scuro rispetto un mercato tutto sommato in stagnazione: già oggi metà delle vendite riguarda veicoli con motori ibridi, il 22% è diesel, il 15% benzina, il resto va diviso tra Gpl, metano o sistema misto. “Sappiamo che è stato introdotto il divieto di mezzi a carburante dal 2035, ma è un obbiettivo del tutto utopistico che dovrà essere rivisto: non può reggere dal punto di vista infrastrutturale – sottolinea Sina –. Io credo che il futuro certamente porterà un incremento dei mezzi elettrici, ma certamente i mezzi elettrici non diventeranno mai il 100% del parco circolante”. Per ora i veicoli elettrici non decollano: “C’è un problema di prezzo troppo alto, la gente non spende 50-60-70 mila euro per un’auto elettrica. E i prezzi sono alti – rileva Sina – perché gli esemplari prodotti sono ancora numericamente pochi; inoltre nella testa della gente c’è il problema dell’accesso alle ricariche e dell’autonomia in termini di chilometraggio”. Infine, il presidente Sina lancia un appello alla Regione: “Serve un grosso incentivo a sostegno del ricambio del parco mezzi che già oggi in Veneto, per più della maggioranza, circa il 60%, ha più di 10 anni. Se non può lo Stato, un ragionamento lo potrebbe fare la Regione, per dare una spinta alla trasformazione ecologica che è un obbiettivo strategico per la collettività: il 2025 potrà portare buone aspettative solo se si saprà lavorare in questa direzione”.