Andare tre volte sul 2-0 fuori casa, non succede spesso. E se succede, sarebbe opportuno portare a casa più di 2 soli punti, com’è successo all’Hellas di Tudor.
Oh, sia chiaro, niente processi e niente inutili campanelli d’allarme. E’ una semplice constatazione, che va analizzata e, di sicuro, Tudor lo sta facendo.
Perchè, passi per il Milan che ha un’altra cilindrata, ma Salernitana e Genoa, ad esempio, sono squadre decisamente alla portata (o più deboli…) del Verona.
Eppure, in tutti e tre i casi, ecco la ripresa “fiacca”, la squadra si abbassa troppo, subisce, fino al pareggio o, come a Milano (ma anche il Genoa era andato sul 3-2) fino al ko.
Tre le possibili spiegazioni:
1) una questione fisica, figlia di una preparazione ancora da completare e che già con Di Francesco aveva lasciato perplessi. Basta pensare al primo tempo con l’Inter, ad esempio, seguito da una ripresa “in affanno”. Su questo, Tudor sta sicuramente innnestando carichi di lavoro diversi, ma giocando a ritmi serrati, bisogna sempre calibrare il tutto per evitare pericolose cadute. 2) una questione tattica, legataalla tendenza ad abbassarsi troppo, per provare a gestire il risultato, cosa che il Verona, in realtà non può fare. L’Hellas deve sempre andare,era questo il dna del Verona di Juric e questo rimane. L’Hellas non può gestire, anche perchè, dietro, qualcosa è da registrare. E non ha caratteristiche tecniche per controllare la gara. In più, mettiamoci un centrocampo portato molto a costruire e dialogare (Veloso, Barak, Ilic, nessuno è incontrista vero) ma poco a “rompere” e “mordere”.
Finchè hai il pallino, tutto ok. Ma quando lo prendono gli altri…
3) una questione psicologica, che potrebbe essere una conseguenza delle altre. Vedo che faccio fatica a resistere, mi faccio prendere dalla paura, mi ritrovo col braccino corto e penso più a difendere che a ripartire…
La sensazione? Che possa essere, in realtà, un mix di tutto questo. Un cocktail che mister Tudor non gradisce…