Mentre AstraZeneca annuncia un nuovo taglio di dosi, che per l’Italia sarà pari al 10-15% di quelle preventivate, e le Regioni premono per un “deciso cambio di passo” nella campagna vaccinale, il governo starebbe valutando di modificare il piano di vaccinazioni guardando all’esperienza della Gran Bretagna: una sola dose del vaccino anglo-svedese per tutti subito, senza accantonare scorte per il richiamo. Per le somministrazioni verranno usate strutture esistenti come stazioni ferroviarie, aeroporti, fiere e grandi parcheggi. Confindustria ha proposto di aprire le fabbriche per vaccinare dipendenti e familiari.A rafforzare l’ipotesi di adozione del modello inglese è un nuovo studio pubblicato dalla rivista scientifica “Lancet” secondo il quale la prima dose dell’antidoto anglo-svedese avrebbe una efficacia del 72% che aumenterebbe all’80% spostando molto più in là il richiamo, addirittura a tre mesi dalla somministrazione della prima dose.
IL PENSIERO DI DRAGHI. Il presidente del Consiglio Mario Draghi in Parlamento aveva detto che “abbiamo il dovere di rendere possibili le vaccinazioni in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private”. E proprio per segnare il cambio di passo della campagna vaccinale il governo starebbe lavorando con la Protezione civile per allungare la lista dei punti di somministrazione: ci saranno così le stazioni ferroviarie, aeroporti e porti, i parcheggi dei grandi centri commerciali e le caserme, accantonando le “primule” annunciate dal commissario Arcuri.
Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sostiene di aver inviato una proposta operativa a Palazzo Chigi che prevede il coinvolgimento delle fabbriche: “I dipendenti delle aziende aderenti a Confindustria sono circa 5,5 milioni, se consideriamo una media di 2,3 componenti per nucleo familiare potremmo vaccinare più di 12 milioni di persone. Siamo disposti a mettere le fabbriche a disposizione delle comunità territoriali nell’ambito del piano nazionale delle vaccinazioni”.
LO STUDIO. “Il vaccino di Oxford e AstraZeneca riduce del 94% i ricoveri in ospedale per Covid dopo la prima dose, mentre quello di Pfizer dell’84%”. Sono i risultati, decisamente promettenti, di uno dei primi studi sull’efficacia dei vaccini anti Coronavirus, in queste settimane condotto dalla sanità pubblica scozzese. Ed è il segnale che i vaccini disponibili, escludendo la variante di ceppi più resistenti della norma, potrebbero essere davvero risolutivi per sconfiggere la pandemia in corso nel mondo. Non solo: dopo le polemiche scaturite dai casi in Italia e Germania di medici e cittadini che si sono rifiutati di farsi inoculare il vaccino di Oxford-AstraZeneca per una presunta scarsa efficacia rispetto agli altri, questo studio dimostrerebbe il contrario, perché annullerebbe quasi completamente i ricoveri in ospedale per Covid dopo la prima dose e, sembra, più di quello di Pfizer, il quale però secondo le ricerche scientifiche pubblicate sinora ha una protezione immunitaria superiore, pari al 95% dopo due dosi.
Malori dopo la somministrazione del vaccino Astrazeneca: la brutta notizia arriva dalla Germania, riportata dal quotidiano Die welt: il farmaco avrebbe innescato degli effetti collaterali molto più forti di quanto ci si aspettasse, soprattutto in una zona del Nord Reno-Westfalia e, più precisamente, nelle città di Emden e Braumschweig dove i dipendenti di cliniche e presidi ospedalieri hanno riferito di sentire così tanta spossatezza e dolori ossei da non riuscire a stare in piedi e men che meno di lavorare.
Si pensava ad un caso isolato, ma quasi tutti gli operatori delle suddette cittadine hanno subito questi strani sintomi, alcuni anche severi: è chiaro che una cura vaccinale non possa essere esente da effetti indesiderati, ma preoccupa soprattutto la concentrazione di questi ultimi in tale area geografica. Di conseguenza, il distretto di Laar ha annunciato che non somministrerà più Astrazeneca, sostenendo, che “le dosi di vaccino probabilmente provengono dallo stesso lotto consegnato a Emden”.