Cgil Funzione Pubblica chiede un piano straordinario di assunzioni per l’Ulss9. A farlo è il segretario Simone Mazza. “Dall’ultimo picco di emergenza sanitaria-dice- è passato ormai più di un anno, e malgrado tutte le promesse di rilancio e l’ambizioso piano di investimenti europeo, l’Italia e in particolare il Veneto stanno ancora lottando contro i propri limiti, continuando a tamponare (con medici a gettone e personale di cooperativa) anziché risolvere, la cronica carenza di personale nelle Ulss evidenziando così una miopia programmatoria che finisce per far fuggire anziché attirare le professionalità e i talenti, depotenziando ulteriormente la sanità pubblica in favore di quella privata’’. La situazione dell’Ulss 9 è pesante: secondo le stime della Fp Cgil Verona, oltre alla carenza di almeno 67 figure mediche (tamponata da gettonisti che in tre turni di lavoro guadagnano quanto un medico di ruolo in un mese intero – e poi ci dicono che non si trovano risorse umane ed economiche…), mancano inoltre all’appello almeno 200 infermieri, 100 operatori socio sanitari e 50 amministrativi. Numeri importanti anche se non proibitivi per un organico di 4.469 unità di personale sanitario come quello dell’Ulss 9. A cui si aggiungono 845 unità di personale amministrativo; 867 dirigenti medici e altre 152 unità figure dirigenziali non mediche. “Perché dunque-si chiede Mazza- non si effettuano le assunzioni necessarie? Perché si lasciano colleghi oberati da carichi di lavoro insostenibili nel medio e lungo periodo?’’. Mazza fa presente che se la politica a tutti i livelli non prenderà decisioni urgenti, l’apertura delle nuove Case di comunità prevista nel 2027 sarà destinata ad avvenire sotto il segno della privatizzazione dei servizi sanitari. Tra Case di comunità, ospedali di comunità e centrali operative territoriali saranno infatti richiesti in Veneto, secondo le stime della commissione regionale, tra i 1.524 e i 2.256 infermieri, oltre a 820-1304 OSS; 69-138 unità personale di riabilitazione e fisioterapisti, 99 assistenti sociali e oltre 100 medici. Da dove verrà tutto questo personale se già oggi gli organici sono insufficienti a garantire l’attuale assetto? C’è poi una questione anagrafica che viene gravemente sottovalutata: l’età media del personale sanitario, a livello nazionale (dove la carenza di medici ospedalieri è stimata in 20 mila unità a cui bisogna aggiunge 60 mila infermieri e 4 mila medici di base) sfiora i 50 anni (49,8 nel 2020), quando nel 2021 era di 43,5 anni. Un trend di invecchiamento che determinerà al 2030 il raggiungimento della pensione per 240 mila addetti, oltre un terzo del totale (664.686 al 2020).