Per Adriano Filice, Segretario Generale Spi Cgil Verona è stato fatto solo il primo passo.
“L’approvazione- ha detto- arriva in zona Cesarini in quanto il governo tecnico di unità nazionale guidato da Mario Draghi è scaduto, ma non troppo tardi rispetto agli impegni presi con l’Europa con la sottoscrizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (l’approvazione del ddl è infatti una scadenza espressamente prevista dalle Missioni 5 e 6 del Pnrr entro e non oltre il primo trimestre 2023) e comunque in ritardo di decenni rispetto ad un Paese che nel corso degli anni ha mutato profondamente la propria struttura demografica nel senso di un invecchiamento della popolazione che investe ogni realtà locale, Verona compresa’’.
I numeri parlano chiaro: la platea veneta dei non autosufficienti è stimata in circa 180 mila persone (la stragrande maggioranza seguite a casa, in ambito famigliare) su un totale di 1,14 milioni di anziani (il 16% degli over 65-enni, il 19% degli anziani compresi nella fascia di età 75-85 anni e il 20% degli over 85enni), ed è destinata ad ampliarsi per effetto dell’invecchiamento della popolazione.
Per quanto riguarda la provincia veronese si possono prudenzialmente stimare 32.830 anziani non autosufficienti dei quali 27.830 seguiti in famiglia e soltanto 5.000 serviti dalle Rsa.
Secondo i calcoli dello Spi Cgil, il bisogno di assistenza domiciliare in Italia è stimato in almeno il doppio se non il triplo dell’offerta attuale. In Veneto e a Verona il divario è addirittura più grave che nel resto del Paese, dal momento che i servizi di assistenza domiciliare vengono erogati, in media, per appena 5 ore all’anno contro una media nazionale che è di 20 ore all’anno.