Il primo punto nel piano industriale di Veneto Banca è la fusione con la Banca popolare di Vicenza. Così l’amministratore delegato, Cristiano Carrus, ha aperto l’assemblea dei soci, a Volpago del Montello, che ha approvato il bilancio 2016, chiuso con una perdita di 1,5 miliardi di euro, con una quota di voti favorevoli corrispondenti al 99,99% del capitale. I soci hanno anche dato dato il via libera alle politiche di remunerazione e di incentivazione e alla nomina di tre amministratori indicati dal fondo Atlante dopo le dimissioni di Beniamino Anselmi, Marco Ventoruzzo e Giorgio Angelo Girelli. Pertanto sono stati cooptati nel board: Fabrizio Viola, Alessandro Potestà e Paola Pierri che resteranno in carica fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2018. E’ stata, infine, approvata la nomina del collegio sindacale composto da: Marcello Condemi, Francesca Cecchin, Diego Cavaliere, Chiara Curti e Lorenzo Trindelli. I sindacati intanto sono pronti a dare battaglia sugli esuberi della Banca popolare di Vicenza e di Veneto Banca, le due ex popolari venete salvate da Atlante che stanno tentando di rilanciarsi attraverso una fusione. Indiscrezioni di stampa parlano di un’ulteriore riduzione a 700 sportelli e circa 4.000 tagli sul fronte del personale comprese le uscite legate alle future cessioni di asset. “Al primo tentativo di licenziamento si mobiliterà tutta la categoria in tutt’Italia”, ha avvertito Gino Parisotto, segretario della Fisac Cgil di Bpvi nel corso dell’assemblea dei soci. “Vogliamo sensibilizzare le istituzioni”, ha aggiunto, “non si possono abbandonare gli oltre 11 mila dipendenti di Bpvi e Veneto Banca e le 5.300 famiglie che stanno aspettando le decisioni sul futuro dell’istituto”. E i colloqui con le autorità di vigilanza Ue sul piano industriale? Sono continui, ma ad oggi non è ancora arrivato l’esito definitivo.