“Ho firmato un’ordinanza per la chiusura delle scuole superiori. Viste le previsioni della situazione epidemiologica non ci sembrava prudente lasciarle aperte: abbiamo procrastinato la didattica a distanza al cento per cento fino al 1 febbraio”. Lo ha annunciato il presidente del Veneto Luca Zaia nel corso del punto stampa dalla sede della Protezione civile di Marghera. Il governatore ha spiegato che “l’ordinanza riguarda solo le scuole superiori e”, ha tenuto a sottolineare, “non vuole essere una contrapposizione rispetto a quanto deciso dal ministro dell’Istruzione Azzolina: noi tutti vorremmo che le scuole fossero aperte, ma in questo momento non ci sembra prudente perché si creerebbero assembramenti pericolosi”, ha spiegato Zaia, il quale ha sottolineato che “tutti gli esperti, a cominciare dal professor Palù, ci dicono che in una situazione epidemiologica come l’attuale non è il caso di aprire le scuole”. “Il 7 gennaio – ha evidenziato – c’era il rischio di aprire e poi di richiuderle subito in base alla prossima classificazione della regione. Che non so quale sarà”, ha informato il governatore. Capitolo vaccini. A oggi in Veneto ne sono stati somministrati 16.748, ovvero il 43 per cento dei 38mila in magazzino. “Speriamo che oggi ci arrivi la dose settimanale di altri 38 mila”, ha detto Zaia. “Quello che abbiamo fatto in due giorni testimonia l’efficienza della nostra macchina vaccinale. C’è preoccupazione perché c’e’ contezza del fatto che l’Italia ha due settimane di ritardo sulla curva epidemiologica europea, c’è il tema dell’innalzamento dei contagi nonostante le restrizioni. Dopo 15 giorni di restrizioni risultati non ne vediamo, qualche elemento che non ci torna c’è. E’ un qualcosa che non torna né dal punto di vista sanitario e nemmeno al mondo scientifico. Siamo in una fase di altopiano”, ha proseguito Zaia, “quindi le curve non crescono, ma nemmeno calano. Abbiamo chiesto come governatori che vengano prese decisioni secondo scienza e coscienza. L’Iss e Cts hanno in mano tutti i dati per poter vedere come stanno le cose e decidere”. Poi una comunicazione ancora più inquietante: “Ci sono persone in quarantena che si danno alla macchia, danno numeri di telefono sbagliati ai controlli, positivi che non rispondono alle chiamate a casa. Così mettiamo a rischio la vita. L’insofferenza la si capisce, noi stiamo sopravvivendo in questi mesi. Ma il senso civico ci dovrebbe portare a seguire le misure”.