Ascoltiamoli! In Veneto scuole superiori chiuse almeno fino al 31 gennaio Zaia ha firmato l’ordinanza: “Non ci sembrava prudente riaprirle in questo stato epidemiologico”. Intanto nella nostra regione è già stato somministrato il 43% dei vaccini ricevuti: immunizzate 16.748 persone. Il governatore invita a non abbassare la guardia: “Purtroppo crescono i ricoveri, le terapie intensive e anche i decessi”.

“Ho firmato un’ordinanza per la chiusura delle scuole su­periori. Viste le previsioni del­la situazione epide­mio­logica non ci sembrava pru­dente lasciarle aperte: ab­biamo procrastinato la di­dat­tica a distanza al cento per cento fino al 1 febbraio”. Lo ha annunciato il presidente del Veneto Luca Zaia nel cor­so del punto stampa dalla sede della Protezione civile di Marghera. Il governatore ha spie­gato che “l’ordinanza riguarda solo le scuole su­periori e”, ha tenuto a sot­to­lineare, “non vuole essere u­na contrapposizione ri­spet­to a quanto deciso dal mi­nistro dell’Istruzione Azzo­li­na: noi tutti vorremmo che le scuole fossero aperte, ma in questo momento non ci sembra pru­dente perché si creerebbero as­sembramenti pericolosi”, ha spiegato Zaia, il quale ha sottolineato che “tutti gli e­sperti, a cominciare dal prof­essor Palù, ci dicono che in una situazione epidemio­lo­gica come l’attuale non è il caso di aprire le scuole”. “Il 7 gennaio – ha evidenziato – c’e­ra il rischio di aprire e poi di richiuderle subito in base alla prossima classificazione della regione. Che non so quale sarà”, ha informato il governatore. Capitolo vac­ci­ni. A oggi in Veneto ne sono stati somministrati 16.748, ovvero il 43 per cento dei 38mila in magazzino. “Spe­riamo che oggi ci arrivi la dose settimanale di altri 38 mila”, ha detto Zaia. “Quello che abbiamo fatto in due giorni testimonia l’efficienza della nostra macchina vac­cinale. C’è preoccupazione perché c’e’ contezza del fatto che l’Italia ha due settimane di ri­tardo sulla curva epide­mio­logica europea, c’è il te­ma del­l’innalzamento dei contagi nonostante le re­strizioni. Do­po 15 giorni di restrizioni risul­tati non ne vediamo, qualche elemento che non ci torna c’è. E’ un qua­lcosa che non torna né dal punto di vista sanitario e nemmeno al mon­do scien­ti­fico. Siamo in una fase di al­topiano”, ha proseguito Zaia, “quindi le curve non cre­sco­no, ma nemmeno cala­no. Ab­biamo chiesto come go­vernatori che vengano prese decisioni secondo scienza e coscienza. L’Iss e Cts hanno in mano tutti i dati per poter vedere come stanno le cose e decidere”. Poi una comu­ni­cazione ancora più in­quie­tante: “Ci sono persone in quarantena che si danno alla macchia, danno numeri di telefono sbagliati ai controlli, positivi che non rispondono alle chiamate a casa. Così mettiamo a ri­schio la vita. L’in­sofferenza la si capisce, noi stiamo sopravvivendo in questi mesi. Ma il senso ci­vico ci dovrebbe portare a se­guire le misure”.