L’equinozio d’autunno anche quest’anno ha fatto il suo ingresso, spazzando via l’estate con le sue calde temperature e la sua intrinseca leggerezza dell’essere. E’ arrivata dunque una nuova stagione e di conseguenza una diversa fase dell’anima.
È cosa nota in psicologia, soprattutto nella sua accezione più clinica, quanto il mutare delle stagioni possa influire a livello psicofisico sull’uomo, anche se con intensità notevolmente variabili. Ciò è dovuto a più fattori, in primis meteorologici, che vengono percepiti, più o meno automaticamente, dalla nostra psiche e dal nostro corpo e che ci richiedono un adattamento.
Le temperature più fredde, i mutamenti visibili in natura, nonchè la progressiva diminuzione della luce diurna, comportano modifiche a livello neurotrasmettitoriale e ormonale comportando un continuo innescarsi di nuove emozioni. Vi è dunque in parallelo una sorta di “autunno psichico”, che ci porta spesso a vivere una dimensione mentale prossima a un sentimento di caducità dell’esistenza. L’autunno può infatti stimolare l’instaurarsi di anedonia e spossatezza e il diffuso stato d’animo, che spesso ne deriva, è un mix di nostalgia, amarezza, senso di sconforto e perdita. L’atmosfera cromatica autunnale, connotata dal suo caratteristico e pittoresco “foliage” dalle variopinte tonalità e di fragile consistenza, è percepita dal nostro cervello come fonte di imput meno attivanti. Rispetto alle gradazioni estive che invece tendono a stimolare gli agiti e quindi a incentivare una certa attività psicofisica, le temperature e le tinte autunnali invitano la nostra psiche a decellerare e ci predispongono verso uno stato di maggiore introspezione.
L’autunno è quindi la stagione che invita a fermarsi e ad ascoltarsi. Non è detto che questo spinta naturale verso la riflessione sia negativa o di matrice depressiva, come spesso si tende a credere, anzi, queste attività introspettive possono assumere un significato tutt’altro che avverso e divenire necessarie per poter alimentare in modo sano e proficuo il nostro mondo interiore.
Il termine stesso autunno, etimologicamente deriva dal verbo latino augere con il significato di arricchire, aumentare. Quindi questa stagione non toglie di fatto nulla, anzi nel tempo aggiunge. E’ la fase in cui ci si riadatta, non solo alla nuova stagione e alle sue peculiarità, ma anche rispetto nuovi e “vecchi” impegni.
E’ un momento di passaggio, di sospensione, di consapevolezza che ci proietta verso una progettualità di vita più concreta. Ci riconnettiamo al nostro io, recuperiamo i nostri impegni sì e con tutto il loro peso, ma anche ai nostri obiettivi con tutto il loro valore.
La natura, se sappiamo ascoltarla, gioca un ruolo fondamentale nelle nostre vite, in quanto ci insegna l’arte del cambiamento e del sapersi rinnovare. In questa stagione capiamo quindi come poter evolvere osservando la natura e il paesaggio che ci abbraccia. Impariamo dagli alberi il vero cambiamento. Così come fanno i rami con le loro foglie, anche noi lasciamo scivolare ciò che non ci serve più, consapevoli che arriverà una nuova nascita.