“Bagnoli, viene a Verona?”. Osvaldo Bagnoli ha appena portato in serie A il Cesena e in Romagna gli fanno ponti d’oro. Ma lui ha un’idea fissa in testa, tornare a Verona. Dov’era stato da giocatore (e che giocatore…), dove aveva sposato Rosanna e dove lo chiamava la famiglia, l’esigenza di essere vicino alle figlie. In fondo, dove lo chiamava il cuore. “Vengo”, rispose. Poche parole, l’Osvaldo non è mai stato uno da lunghi discorsi, ma è sempre stato uno di parola. La società capiva che quella era una svolta, che poteva davveor cominciare un’altra storia, dopo i fallimenti delle stagioni precedenti. Al gruppo, dove già il giovane Tricella s’era imposto e dove il vecchio Fedele dispensava i suoi insegnamenti, in campo e fuori, si aggiunsero tra gli altri, Di Gennaro e Penzo, Garella e Manueli. L’Osvaldo ci mise poco, come sempre, a mettere assieme quella squadra, a darle un senso compiuto. Il cammino non fu una discesa senza ostavoli, ma fu un percorso da squadra matura, quelle che al momento giusto non tradiscono mai. Penzo&Gibellini coppia di bomber, Garella a chiudere la porta, Guidolin in regia, Tricella a comandare dietro. Le speranze divennero certezza, dopo anni di purgatorio, l’Hellas tornava in serie A. Il bello stava solo cominciando.