Meloni-Zaia, l’incontro in Fiera si farà
Prevista la firma dell’accordo di coesione. Sul tavolo i temi di autonomia e Regionali
Dopo un lungo tira e molla durato per tutto il pomeriggio, alle 15:51 di ieri è arrivata la conferma: l’incontro previsto per oggi in Fiera tra il premier Giorgia Meloni e il governatore del Veneto Luca Zaia, annullato all’ora di pranzo, si svolgerà regolarmente. L’incontro che servirà per la sottoscrizione del protocollo di coesione tra le due istituzioni si terrà alle 11:30. In un primo tempo era saltato per impegni istituzionali poi rientrati.
Un’occasione politicamente molto attesa quella dell’incontro tra Meloni e Zaia perché in ballo ci sono due temi molto scottanti: il terzo mandato e l’autonomia differenziata.
Temi sempre ai primi posti dell’agenda politica e che con tutta probabilità saranno al centro dell’incontro anche se lontano dai riflettori.
Terzo mandato che sarebbe una deroga rispetto alla legge attuale per i governatori di Regione e la Meloni non vuole concedere deroghe (in accordo con la segretaria dem Schlein) per un motivo molto semplice: dal momento che nel 2025 Zaia non potrà ricandidarsi, la partita si apre e Fratelli d’Italia vuole la presidenza del Veneto. L’accordo nel centrodestra prevederebbe il Piemonte a Forza Italia, la Lombardia alla Lega e il Veneto ai meloniani che sono nettamente avanti rispetto alla Lega che è rimasta a galla proprio grazie alla lista di Zaia.
Un’intesa sulla quale i leghisti si stanno dividendo però perché molti vorrebbero vendere cara la pelle e resta da capire poi cosa farà Zaia dopo l’esperienza regionale.
Il secondo tema è quello dell’autonomia, che si intreccia anche con l’accordo per le regionali. Lo spiega bene l’assessore allo Sviluppo economico della Giunta Zaia, il leghista Roberto Marcato, che spesso riveste il ruolo di ariete laddove il governatore per opportunità non può esprimersi.
E Marcato nei giorni scorsi ha dato un ultimatum: “L’autonomia deve entrare in vigore assolutamente entro la fine del 2024. Se non è così, la Lega deve uscire dal governo. Non ci sarebbe alcun motivo per restare in questo governo senza l’autonomia differenziata” ha dichiarato ad Affaritaliani.it.
E ha poi ribadito: “Entro la fine del 2024 il Veneto deve, sottolineo deve, avere l’autonomia che ha chiesto, altrimenti la Lega esce dal governo Meloni”.
E il voto regionale sarebbe nella primavera 2025. Quindi è evidente che i temi si intrecciano: se davvero dovesse esserci una rottura quanto influirà sugli equilibri elettorali?
Ma alla domanda se il candidato per il Veneto sarà di Fratelli d’Italia, Marcato risponde: “Probabilmente sì, credo il ministro Carlo Nordio”.
E il premierato? Che cosa ne pensa della riforma costituzionale molto cara alla premier Meloni? “Se c’è l’autonomia vera, quella che abbiamo chiesto, va benissimo anche il premierato. Ma la precondizione per avere il premierato è che, per le regioni che lo desiderano, l’autonomia sia in vigore già nel 2024”.
Insomma, ne vedremo ancora di sorprese…
Opposizioni unite all’attacco, “Troppi sprechi da Tommasi”
Dal caso della nuova stella luminosa alle consulenze per la società Amia in house fino alle esternalizzazioni di Agec. “Non c’è una guida”
Conferenza stampa unitaria dei gruppi consiliari di centrodestra questa mattina promossa dal consigliere di Verona Domani Paolo Rossi e che ha visto la partecipazione di Mariotti, Polato, Bisinella, Zavarise, Bozza, Pisa, Bertaia, Barbara Tosi in rappresentanza di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Fare. E sono stati elencati quelli che secondo il centrodestra sono soldi che l’Amministrazione Tommasi poteva gestire meglio.
Il primo capitolo riguarda la nuova stella in Bra, una installazione luminosa dal costo di circa 140 mila euro. “Si poteva attendere la riparazione dell’originale e lasciare la Bra vuota, inutile rimediare con una installazione brutta” è stato il parere condiviso da tutti. “Quei 140 mila euro si potevano spendere meglio: nel sociale o per sistemare strade e marciapiedi. Ma sul tema Stella si è dimostrata l’incompetenza di questa amministrazione che non ha saputo correre ai ripari in tempo”. E Bisinella: “Siamo molto preoccupati perché la Giunta è allo sbando e il sindaco non guida la città”.
Altro tema molto dibattuto, la trasformazione in house di Amia, decisione già presa nella passata amministrazione Sboarina, “ma quello che ci lascia perplessi è che sono state date consulenze da questa amministrazione Tommasi per pareri che erano già stati acquisiti”, afferma Polato, consigliere di FdI, “con evidente spreco di denaro e parcelle da 50 mila o 80 mila euro”.
Consulenze che non risolvono secondo i consiglieri ancora alcune questioni aperte: “Resta ancora da definire chi curerà il verde della città e chi svolgerà il servizio di derattizzazione in una città sporca che si riempie di tipo”. Come ha rimarcato Barbara Tosi, “Amia lavora ale, la città è piena di immondizia, la raccolta porta a porta salta sempre più spesso lasciando i rifiuti davanti alle case e alimentando i topi”.
La scelta di esternalizzare “sempre più spesso” è stata riferita anche al caso di Agec: “Vengono dati incarichi esterni perfino per aggiornare lo statuto invece di utilizzare i professionisti interni. Così pure Agec vuole esternalizzare il servizio di cremazione del settore cimiteriale”.
Siparietto conclusivo sul caso Albania: “Il sindaco Tommasi è andato a Tirana per elogiare EcoTirana dopo che per anni il centrosinistra ci ha attaccato con mille accuse. Invece ci sono 600 mila euro di utili. Almeno certi assessori ora si devono scusare”.
“Rsa, la Regione stanzi 100 milioni”
Delegazione del Pd all’Istituto anziani. “Fondo regionale insufficiente, famiglie in crisi”
L’emergenza risorse per le case di riposo ha portato nel pomeriggio di ieri una delegazione del Pd veronese con il segretario provinciale Franco Bonfante, la consigliera regionale Anna Maria Bigon, il capogruppo comunale Fabio Segattini, i consiglieri comunali Carla Angoli e Alberto Falezza a un incontro con le Rsu rappresentanti dei lavoratori dell’Istituto assistenza anziani e, successivamente, con il consiglio di amministrazione dell’Ipab e il suo presidente Franco Balbi.
I delegati sindacali, si legge in una nota, hanno illustrato la situazione lavorativa dei circa 450 dipendenti dell’Istituto, esprimendo soddisfazione per le positive relazioni intervenute con il nuovo presidente e CdA, che hanno permesso la conclusione dell’accordo proposto dal giudice del lavoro e la creazione di un diverso e migliore clima lavorativo e con gli ospiti. Le tensioni provocate dalla precedente gestione a partire dal 2019 avevano provocato una vera e propria fuga del personale, in particolare sanitario, che ora faticosamente si sta cercando di superare.
I rappresentanti del Pd hanno garantito l’impegno affinché dipendenti ed ospiti siano messi nelle migliori condizioni possibili.
La delegazione si è poi incontrata con il presidente e i rappresentanti di maggioranza del CdA. Il presidente ha esposto i problemi principali dell’Istituto, con particolare riferimento al mancato rifinanziamento dei fondi regionali che sta mettendo in grave crisi tutte le Case di Riposo del Veneto. Ha inoltre comunicato che a breve sarà aperto un nuovo Hospice con 14 posti letto, un segnale importante per le cure palliative, un segnale di umanità profonda di cui andare fieri. Il Pd ha assicurato pieno appoggio alle iniziative del nuovo cda che, a finaziamenti costanti, è riuscito anche ad aumentare la disponibilità di posti letto di 50 unità.
A fronte della crescita esponenziale della domanda da parte dei cittadini, il mancato adeguamento del fondo regionale per la non autosufficienza sta producendo una preoccupante riduzione delle impegnative di residenzialità. In tali condizioni, l’aumento dei costi di gestione, già ampiamente segnalato dalla conferenza dei presidenti delle Ipab venete, rischia di gravare interamente sulle famiglie che sono a loro volta in situazione di difficoltà economica. Due sono le azioni richieste per evitare questo cortocircuito sociale: da un lato mettere le case di riposo pubbliche nelle condizioni di operare in condizioni almeno pari al privato accreditato, attuando la riforma delle Ipab attesa da 20 anni, che vede il Veneto l’ultima regione inadempiente rimasta in Italia.
Secondo, adeguare il fondo regionale per la non autosufficienza alle mutate condizioni del contesto socio economico: per effetto dell’invecchiamento della popolazione, il numero, l’età media degli ospiti e le patologie di cui soffrono sono aumentate vertiginosamente.
Alle strutture e al personale, dicono gli esponenti dem, va garantito il supporto adeguato alle attuali esigenze e standard.
La Regione metta subito 100 milioni di euro sul fondo per la non autosufficienza e faccia la riforma attesa da vent’anni.