“Una cosa è certa, per tutto il resto della mia vita non dimenticherò mai questa edizione 2020 del Festival in Arena. La ricorderò come esempio di ciò che significa essere veronesi: rimboccarsi le maniche e lavorare sodo per risolvere i problemi come la questione sulla capienza del teatro, ma anche saper trovare soluzioni innovative e capaci di attirare pubblico in un’estate tanto anomala”. Così Federico Sboarina nella sua veste di presidente della Fondazione Arena ha tracciato il bilancio della stagione lirica.
Con una media di circa 2.000 spettatori e un incasso medio superiore ai 100.000 euro per ogni serata, l’Arena di Verona si è dimostrata, anche in quest’anno di emergenza sanitaria, il palcoscenico all’aperto più capiente e frequentato del mondo, creando in massima sicurezza un Festival che ha saputo unire princìpi etici e sociali, supporto al territorio, creatività e innovazione artistica. Le 11 diverse prime, programmi musicali originali e nuovi per l’Arena, che hanno contribuito, tra tradizione ed innovazione, a coinvolgere nuove fasce di pubblico: 1.600 operatori sanitari nazionali presenti sin dallo spettacolo inaugurale Cuore italiano della musica; la commovente esecuzione del Requiem di Mozart, dedicato alle vittime del Covid, alla presenza dei loro familiari e dei Sindaci della Provincia di Verona in rappresentanza di tutto il territorio, resa possibile grazie al sostegno di Confindustria; l’ampio pubblico di famiglie con bambini accorso per il Gala Rossini; una presenza importante di spettatori stranieri, pari al 40%, che hanno così confermato il loro affetto per l’Arena nonostante le difficoltà del viaggiare, ribadendo la leadership areniana tra i palcoscenici internazionali.
Le misure eccezionali che l’Italia e il mondo intero si sono trovati ad affrontare nel 2020 hanno infatti spinto a creare una soluzione nuova, unica nel suo genere. “Questo è stato fatto – come afferma Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico della Fondazione Arena di Verona – per offrire un’edizione necessariamente nuova e diversa, rispettando tutte le condizioni sanitarie, ma senza rinunciare alla vocazione dello spettacolo vero e proprio, perché l’Arena lo merita, lo meritano i suoi lavoratori e il suo pubblico. Per primi in Italia abbiamo immaginato un Festival nuovo, come non lo si era mai visto in 107 anni di storia, prima che vi fosse una reale previsione sulla possibile riapertura dei teatri. Ed il mio più grande e commosso ringraziamento va ad Ezio Bosso, musicista e amico, cui abbiamo dedicato questo Festival straordinario: lui, che doveva essere sul podio della Nona sinfonia di Beethoven, nelle settimane di stop forzato ci è sempre stato vicino, con una forza d’animo inesausta e propositiva”. Anche il Direttore Generale Gianfranco De Cesaris ha espresso la propria soddisfazione.