Si sta preparando la tempesta perfetta: la popolazione sta invecchiando e quindi aumenta la richiesta di assistenza sanitaria e di posti nelle Rsa, per contro non sono previsti investimenti per una fascia di popolazione che crescerà anno dopo anno e per contro non si trovano infermieri e operatori socio sanitari, in fuga da un mestiere molto gravoso e con paghe poco gratificanti.
Non è un problema solo veronese: proviamo ad allargare lo sguardo e vediamo che nel vicino Trentino, spesso preso a modello per l welfare e dove non pochi veronesi si rivolgono per cure sanitarie e assistenza agli anziani è in gravissima difficoltà. Pochi giorni fa sul Dolomiti veniva riportato l’allarme: “La situazione in cui si trovano le Rsa in Trentino rischia di esplodere. Se la Provincia non troverà una soluzione nei prossimi mesi centinaia di anziani non avranno più un posto nelle Case di Riposo e dovranno lasciare le strutture. Il motivo? Le strutture, in carenza di personale, non riusciranno più a rispettare i paramenti (in alcuni casi 1 infermiere ogni 10 anziani) e questo porterà le Rsa e non poter più seguire diversi ospiti. L’allarme è stato lanciato nelle scorse ore dalla presidente di Upipa (unione provinciale istituti per l’assistenza), Michela Chiogna, nel corso di un convegno che ha messo nero su bianco come il sistema sia ormai al collasso e senza scelte politiche chiare si rischia di andare incontro ad un vero e proprio blocco. Numerose strutture si troverebbero con un 30% in meno di personale. Alcune sarebbero costrette a bloccare le entrate oppure a chiudere completamente”.
Ma la tempesta perfetta è generata dalla concomitanza di più fattori: alla crisi di infermieri e oss si associa un invecchiamento inesorabile e crescente della popolazione. Secondo il report del Forum Ambrosetti presentato recentemente a Cernobbio, si stima in 1 a 1 il rapporto tra pensionati e lavoratori al 2050, con evidenti implicazioni sul disavanzo pensionistico e l’incremento dell’età lavorativa per sostenerlo (stimata sfondare quota 70 anni).
Sul fronte della spesa sanitaria, dice la ricerca dell’Ambrosetti Club Rinascita Italia, il progressivo invecchiamento della popolazione italiana porterà ad un incremento significativo, stimato a 220 miliardi di euro (9,5% del PIL) al 2050, rispetto agli attuali 130 miliardi di euro (6,7% del PIL).
Guardando i grafici, a livello mondiale la quota di persone over 65 è passata dal 5% della popolazione nel 1960 al 9,6% della popolazione nel 2021, pari a 244 milioni di over 65. Secondo alcune stime della World Bank la percentuale di popolazione over 65 raggiungerà il 16,5% nel 2050 sempre a livello globale. Oltre ai problemi di sostenibilità produttiva e pensionistica perché si ridurrà la popolazione attiva in grado di lavorare, sarà problematico sostenere i sistemi di protezione sociale. Venendo in Italia, oggi la popolazione over 65 anni è pari al 23,8% ed è destinata nel 2050 ad arrivare al 35%; nel 2050 il rapporto tra individui in età lavorativa (tra i 15 e i 64 anni) e non (0-14 anni e 65+ anni) arriverà a 1 a 1.
Se invece vogliamo prendere in esame i dati Istat,nel 2050 saranno oltre 20 milioni gli over 65 (1/3 della popolazione italiana) ed almeno 8 milioni gli anziani che nei prossimi 10 anni manifesteranno almeno una malattia cronica grave.
Evidente l’impatto che ci sarà sulle politiche di protezione sociale e sanitarie per fronteggiare i fabbisogni di una quota crescente di anziani. Anziani che già oggi in molti casi vivono da soli: in 20 anni le famiglie unipersonali formate da persone con 75 anni e oltre aumenteranno di 1,2 milioni.
Già oggi il 14% delle persone vive da sola e per la maggior parte si tratta di over 65.