Autrice, giornalista professionista e project generator. Questa è Anna Martellato, penna di La Stampa, L’Arena e App al Cinema, e “generatrice di idee” che diventano poi progetti giornalistici e format per aziende. Martellato ha pubblicato per Giunti due romanzi, La prima ora del giorno e il recente Il nido delle cicale.
Parliamo di Il nido delle cicale. Da dove deriva la scelta del titolo, e qual è stata l’idea dietro alla stesura di quest’ultimo romanzo?
Io parto sempre dai temi. Sono quelli che necessito di fotografare, smontare e rimontare attraverso i personaggi. In questo libro i temi sono il senso di colpa e l’autosabotaggio (il fatto di vivere la nostra vita in gabbia, ma le chiavi le abbiamo solo noi). L’evoluzione è un altro tema che spiega le cicale, perché queste non hanno un nido: sono loro stesse il nido. E poi la resurrezione, non certo del corpo ma dello spirito. È da lì che il titolo arriva. Le cicale erano simbolo di resurrezione per gli antichi greci, e lo sforzo che fanno per uscire dal proprio guscio è quello che la vita ci chiede di fare per uscire dalla nostra zona di comfort e vivere, non solo ‘sopravvivere’. Siamo arabe fenici, solo che a volte non lo sappiamo, così non abbiamo la forza di trasformare le nostre ceneri in ali.
Perché la protagonista dovrebbe essere diversa dalle altre?
Non lo è. Mia è proprio come le altre. Come una di noi. C’è un pezzettino di noi in lei, e viceversa. Mi piacerebbe che il lettore capisse che non si può andare avanti se non si risolvono i nodi del passato. Che voltarsi dall’altra parte non sempre paga. E che non possiamo accontentare tutti. Però uno sì: noi. Siamo troppo importanti per vivere nell’ombra, di un altro o di noi stessi.
Il romanzo promette di avvolgerci nelle emozioni. Quanto è importante non cercare di nasconderle?
Le emozioni ci fanno sentire vivi. Senza emozioni manca il colore, manca il sapore. A volte le dominiamo, a volte sono loro a dominare noi. Se non c’è equilibrio e se non c’è connessione tra emozione e testa però rischiamo di venire abbagliati e basta. Al di là delle emozioni, è la vocina che abbiamo dentro e che ci guida che dobbiamo ascoltare, che è qualcosa di più profondo. È istinto. Fiuto. E alla lunga è lui che ha ragione.
Sui tuoi profili social emerge la passione per tutto ciò che è scrittura e comunicazione…
Il giornalismo è il mio lavoro. Ed è disciplina per la mia scrittura. Mi aiuta a razionalizzare e a essere più severa rispetto a quello che scrivo, e anche più sincera.
Oggi molti giovan non sentono abbastanza coraggio per lanciarsi in progetti ambiziosi.
Io invece trovo che sia proprio il momento giusto. L’importante è assecondare ciò per cui siamo stati fatti, seguire le nostre inclinazioni e realizzare quello che siamo bravi a fare e che ci piace fare. Io sono fortunata perché ci sono riuscita, ma non è stato facile e nessuno mi ha regalato niente, anzi. Quando suona la sveglia la mattina e non sei felice, fermati e pensa a cosa c’è che non va. Il che non comporta solo progetti lavorativi, tutt’altro. Ci sono un sacco di altre cose che dovrebbero essere in cima alla lista oltre e prima del lavoro, ma chissà perché non se ne parla mai abbastanza.