In un momento in cui i timori legati alla salute preoccupano i veronesi, c’è chi non perde l’occasione per ribadire che bisogna vincere le paure e andare a donare. Sono le 9.30 di mercoledì 4 marzo: al Centro trasfusionale di Borgo Roma Angelo Fasoli, “Angelone” per tutti, storico volontario di Fidas Verona, tende il braccio per l’ultima volta. La sua è la donazione numero 204, quella definitiva per raggiunti limiti d’età (a maggio compirà 70 anni). Dipendesse dalla sua generosità, lui continuerebbe a donare.
Ha iniziato a 25 anni, Angelo, spronato dal fratello maggiore. Oggi è conosciuto in tutta la provincia: con la sua macchina fotografica ha immortalato tutte le assemblee e gli eventi di Fidas Verona e non solo. Residente nel quartiere Biondella, dove presta servizio al Circolo Noi della parrocchia San Pio X, è diventato un volto noto dei Centri trasfusionali cittadini: non soltanto come volontario di sala, ma perché ha trasformato ogni donazione in un evento, contribuendo così alla promozione del dono. Angelo Fasoli è uno dei cinque “super-donatori” di Fidas Verona ad aver superato quota 200: oltre a lui ci sono Graziano Sasso, Luigi Varalta, Gianni Mazzi e Dario Bendazzoli. «L’esempio di Angelo ci aiuta a ribadire con forza quanto sia fondamentale donare il sangue, la cui mancanza causerebbe gravi ripercussioni sul sistema sanitario e sulle 1.800 persone che ogni giorno attendono una trasfusione in Italia – sottolinea la presidente provinciale di Fidas Verona, Chiara Donadelli –. Perciò è importante che i donatori continuino a comportarsi come sempre, seguendo il principio dell’autosospensione in caso di sintomi da raffreddamento, febbre o simili. L’attività dei Centri trasfusionali veronesi prosegue con la consueta attenzione: anche alla luce di immotivati allarmismi e fake news, è opportuno ricordare che il nostro sistema di raccolta sangue è sicuro». In via precauzionale, il Centro Nazionale Sangue ha dato indicazioni alla sospensione dalla donazione per 14 giorni (e non più di 28) per i donatori transitati dalla Cina o nelle “zone rosse” italiane, che sono entrati a contatto con persone che hanno contratto il Coronavirus o presentano sintomi assimilabili.