Venerdì arriverà in commissione Seconda il progetto per l’acquisizione di Amia da parte del Comune di Verona. “E senza nemmeno aprire l’incartamento- attacca Michele Bertucco- sorge già un primo problema, perché la commissione in questione, dopo il passaggio di Zelger al Gruppo misto, è senza presidente e senza vicepresidente’’.
La seduta sarà infatti presieduta, provvisoriamente in attesa della nomina del nuovo presidente e del nuovo vicepresidente (in pole position per la presidenza Alessandro Gennari, ex 5 Stelle ora della Lega), dal presidente del Consiglio comunale Leonardo Ferrari. “Nel merito-dice Bertucco- quello che emerge dal Business Plan e dal parere tecnico è tutto abbastanza tranquillizzante: il Comune acquisisce l’azienda senza sborsare un solo euro ad eccezione del milione stanziato per la costituzione della newco e Amia metterà in campo per tutta la durata del piano (2023-2036) più di 60 milioni di investimenti che le consentiranno di riportarsi in pari con gli obiettivi di legge riguardanti la raccolta differenziata (65%) e che la trasformeranno in una azienda che macinerà, a differenza del passato, risultati economici straordinariamente positivi. La domanda dunque è una sola: perché non l’hanno fatto prima? Se è tutto così semplice, perché hanno sprecato altri 5 anni portando la proposta di delibera un mese prima dello scioglimento del Consiglio comunale?’’. Il business plan, lo ricordiamo, è stato firmato da Enrico De Santis, una figura tecnica che era stato nominato nel Cda del Gruppo Agsm nel luglio 2019 prima della fusione, e dopo la fusione è stato uno degli ex amministratori assunti come dirigenti del nuovo gruppo Agsm-Aim. “Questo dovrebbe tranquillizzarci? No, perché se andiamo a vedere il piano dei pagamenti constatiamo che il grosso del debito (ben 6,3 milioni di euro) si trascina in avanti fino al 2032. E non è prevista alcuna contromisura rispetto ad eventuali imprevisti che si potrebbero verificare sulla strada del percorso di acquisizione, conclude Bertucco.
Fin qui Bertucco. Per il gruppo consiliare comunale Pd Verona Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani il Piano è dunque una sorta di “armiamoci e partite”, cioè risolve sulla carta un problema che l’amministrazione ha deciso di affrontare soltanto negli ultimi mesi di mandato, ma scarica i rischi e gli oneri sulle amministrazioni successive e sui cittadini. “L’amministrazione imposta un lavoro che toccherà alle amministrazioni successive implementare’’, concludono i Dem.
Secondo i documenti la NewCo partirà con un capitale sociale di un milione di euro versato dal Comune, un debito di 15 milioni di euro da corrispondere il 10 anni al gruppo Agsm Aim e l’impegno a sostenere investimenti diretti per un valore di 20 milioni di euro.
“Operazioni- dice Tommaso Ferrari- che per un’azienda di queste dimensioni sono sostenibili soltanto chiedendo un prestito alle banche oppure aumentando la Tari, a meno che non sia il Comune a tamponare. Siamo dell’idea che questa situazione esponga il Comune a un rischio economico-finanziario elevato, dal momento che in nessun documento si parla della capacità di resilienza della NewCo. Riuscirà a reggere il confronto con un mercato in costante cambiamento?’’.