Appassionato e grande conoscitore di Sherlock Holmes, Ambrose Scott, così si firma, dopo l’attività di collezionista e studioso, si sta cimentando nella scrittura narrativa. Di cosa scrive? Elementare, Watson…
Ci parli un po’ di lei…
Chi sono? Bella domanda. In verità il mio nome è Alessandro, in memoria di mio nonno che aveva combattuto in Somalia, forse da lui ho ereditato lo spirito combattivo che mi contraddistingue. Il mio cognome paterno, Brussolo, è di origine friulana, dato che i miei avi erano mugnai, mentre i membri di un ramo minore erano originari di Chioggia ed erano una famiglia di pescatori. Di professione sono un impiegato nel settore finanziario da 27 anni, amo leggere, scrivere, suono l’armonica a bocca e mi piace molto viaggiare.
A cosa si deve la sua passione per Sherlock Holmes?
Ricordo un episodio che mi ha influenzato parecchio: era il 1972 e mi ero appassionato ai primi cartoni animati di Nick Carter. Da lì è partita la mia avventura di collezionista seriale.
Cosa ci racconta della sua attività di collezionista?
La mia collezione, che coltivo da “solo” 32 anni, consta di materiale che spazia eterogeneo tra libri, fumetti, dvd, una raccolta di una serie di pupazzi tematici, una raccolta invidiabile di album fotografici di fotografie del fine ottocento. Ho vari pezzi e alcuni rari, materiale incompleto, ma sconosciuto ai più. Per me Sherlock Holmes era reale.
Lei è membro dell’associazione italiana Sherlock Holmes…
L’associazione nasce nel 1987 in occasione del primo centenario della nascita del personaggio di Sherlock Holmes. Vi fu un congresso a Firenze, era una giornata umida e piovosa che ricordo con emozione. Stefano Guerra portava dei baffi rossi e mi colpì la sua alta figura, l’allora presidente era Carlo Eugenio Casini, un toscano molto prestante. C’era anche Giorgio Celli, un professore scaligero, ma non mi avvicinai a loro, troppo giovane e timoroso com’ero. Solo anni dopo li rividi in parte a Prato e iniziò un viaggio che non ho mai terminato sulle ali della fantasia e della passione più sincera. I soci saranno centinaia alcuni stranieri, ho trovato molti amici e amiche carissime, come Carmen Savino e Gabriele Mazzoni.
Ora si è dedicato alla scrittura…
In passato ho collaborato con la rivista Il Gatto Nero, dell’amica Federica Marchetti, durante anni di formazione fondamentali, anche se ero e resto un autodidatta con un percorso discontinuo e altalenante, ricercatore indefesso, spronato da una bruciante passione. Per me il Canone di Sherlock Holmes è quello di Arthur Conan Doyle e solo quello e, quando scrivo, mi muovo tra pieghe non dette in Italia. Ho iniziato una ventina di anni fa, ma solo ora sto riprendendo con una maggiore maturità e con l’aiuto prezioso del mio fido coautore, Rolando Dubini, senza il quale incontrerei molte difficoltà.
Emanuele Delmiglio