La galleria d’arte “Studio la Città” propone, fino al prossimo 4 maggio, nel suggestivo spazio espositivo di Lungadige Galtarossa, una mostra collettiva densa e originale “nata quasi per inciampo”. Lo sottolineano la curatrice, Hélène de Franchis e il curatore, Luca Massimo Barbero, “la signora, gallerista da oltre 53 anni e il ragazzo diventato curatore, professore e storico dell’arte”. Il singolare itinerario visivo di “Torn Curtain buongiorno, buonasera” si avvia con due opere emblematiche di Lucio Fontana (le stesse che hanno permesso ai due curatori, quasi cinquant’anni fa, di conoscersi) con una narrazione di vite parallele ispirata al film di Alfred Hitchcock “Torn Curtain” (Il sipario strappato). La pellicola del noto regista è “un giallo classico, pieno di picchi e svolte, con un suo ordine interno”, dice Luca Massimo Barbero, “che prende inizio da un viaggio verso e oltre la cortina di ferro”, metafora del confine che questa esperienza suggerisce di superare. Il percorso espositivo propone oltre cento opere di diversa natura (installazione, pittura, fotografia, incisione, disegno, scultura e ceramica) di più periodi e appartenenze artistiche. Ne esce un inedito colloquio figurato tra i due curatori che chiede di immergersi nella scena superando una “tenda/sipario” posta all’ingresso della galleria e realizzata su disegno dell’artista veneziano Alvise Bittente. Oltre la soglia, le luci soffuse di una stanza raccolta accolgono le visioni di alcuni grandi maestri del passato (Lucio Fontana, Mario De Maria, Alberto Martini, Giorgio de Chirico, Wilhelm von Gloeden, Arturo Tosi e Markus Lüpertz) poste in dialogo con le espressioni di artiste e artisti di nuova generazione. Per chi accetta di stare al gioco comincia una metaforica e misteriosa sceneggiatura Hitchcockiana nella quale “gli indizi sono tutti nei dettagli delle opere” e il pubblico ha facoltà di “individuare affinità impreviste e fuori dagli schemi”. Solo il desiderio di entrare nella narrazione “libera e giocosa” può aiutare a comprendere il significato di alcuni curiosi accostamenti. “È una sceneggiatura”, spiegano ancora de Franchis e Barbero, “che abbiamo tessuto insieme, in presa diretta”. Nelle grandi sale della galleria le connessioni creative aprono gli sguardi a coinvolgenti suggestioni, dall’immersione nell’universo colorato della moda anni Ottanta di Richard Avedon, all’intensa installazione “Killing Site” di Hema Upadhyay (tragicamente mancata nel 2015), dalle saldature di Giorgio Vigna alle resine di Herbert Hamak per approdare al bellissimo cemento e acciaio di Arcangelo Sassolino accanto alle ali in tela rossa e blu di Richard Smith. Il percorso (che potrà essere esplorato anche con una visita guidata, prenotabile contattando la galleria, il prossimo 24 aprile) è un susseguirsi di materiali e stimoli visivi che termina con l’insegna al neon “buongiorno, buonasera” (su disegno del duo Cuoghi Corsello) ispiratrice del sottotitolo. Superare il sipario permette di mediare tra la quotidianità delle nostre tante realtà e le interpretazioni delle artiste e degli artisti in scena. L’elemento volatile e ambivalente della tenda/sipario consente lo scambio continuo dentro/fuori e diventa la linea immaginaria che separa e, al contempo, unisce, chi guarda e chi sta sul palcoscenico. Il sipario strappato di Alvise Bittente, non tanto diverso dalla cornice protettiva di un grande quadro collettivo, indirizza l’attenzione, favorisce l’ingresso in una vasta rappresentazione e svela le molteplici visioni di tanti, possibili mondi.
Chiara Antonioli