Il Verona che torna in A guidato da Saverio Garonzi, regala una stagione super E’ il Verona di Bui e Traspedini, di un allenatore (Cadè) e di un calcio spettacolo.
Il Verona torna in A. Si avvera il sogno di Saverio Garonzi, dopo l’incredibile epilogo sul neutro di Ferrara. Un gol del povero Italo Bonatti, batte il Padova (che gioca alla morte, pur non avendo niente da guadagnare… e qualcuno parla di “premio a vincere’) Nils Liedholm porta l’Hellas in A, ma don Saverio ha già da tempo bloccato Giancarlo Cadè, che diventa il nuovo allenatore. In realtà, Garonzi contatta Cadè quando le speranze per la A sembrano svanire.
“Cadè, viene al Verona?” Cadè gli dice di sì. La parola vale come un contratto, in quegli anni. Poi succede che Liedholm inverte la rotta e conquista in extremis la serie A. Garonzi non sa che pesci pigliare. Lo dice all’inseparabile Fiumi, che gli mette come sempre la parola giusta. “Presidente – gli dice Fiumi – el ghe ne parla con Liedholm, vedrà che tutto si risolverà…” Garonzi prende Liedholm da parte, gli racconta quello che è successo con Cadè e magari pensa che il Barone s’incazzi di brutto. Invece che succede? Liedholm con grande classe gli evita una brutta figura. “Commendatore – gli dice – se lei ha dato la parola a Cadè, non può tradirla”. E si fa da parte. Il Verona di Cadè, diventa una delle squadra più spettacolari della serie A. E’ il Verona delle “due torri”, Bui&Traspedini. Il Verona di Mascetti e Mazzanti. Di Maddè e Savoia. Di Ranghino e Batistoni. Di Sega e Bonatti. Di De Min e Vanello. Nomi che ti mettono i brividi, nomi che hanno fatto la storia dell’Hellas. Una squadra bellissima, che esalta il Bentegodi e conquista tutti col suo calcio spettacolo. Il simbolo è Gianni Bui, che lotta addirittura con Gigi Riva per la classifica cannonieri. “E’ lui, è lui, è Gianni Bui” urla la curva. Il Verona è un tantino più timido lontano dal Bentegodi, ma in casa sono fuochi d’artificio. Cinque gol al Bologna, 5 al Pisa, 3 al Torino. E’ una delle stagioni più belle, una squadra che è rimasta nel cuore della gente, che riscopriva la serie A dopo dieci anni di purgatorio e la rivedeva da protagonista. E don Saverio, giustamente, orgoglioso di quella sua creatura. E di Gianni Bui, idolo della curva. Tu chiamale se vuoi, emozioni.