Alloggi universitari, nulla di fatto. E’ scontro sulle caserme da usare Dopo le rassicurazioni della scorsa primavera, i disagi restano uguali. Ma parte il dibattito sugli immobili dismessi da recuperare

Nulla di fatto. Ne avevamo scritto ancora in agosto, ma fare profezie ormai è facile sul tema della mancanza di alloggi per gli studenti universitari. Come si ricorderà nel maggio scorso era arrivata la ministra Anna Maria Bernini all’inaugurazione dell’anno accademico per incontrare gli studenti che in tenda protestavano contro il caro affitti e l’assenza di alloggi nelle città che sono sedi universitarie. A Verona, per dire, l’Esu ha 450 posti a fronte di 28 mila iscritti ai corsi di laurea dell’ateneo. Gran parlare, in quell’occasione, di finanziamenti del Governo, di soldi dal Pnrr per mettere sul mercato anche gli alloggi tenuti liberi dai privati e via di questo passo. Anche a livello locale, tra università e Comune erano state garantite veloci azioni per recuperare alloggi ma ora alla riapertura delle lezioni universitarie, gli studenti sono ancora più in difficoltà: non solo non ci sono appartamenti disponibili, ma gli affitti sono anche più cari.
“Si sta riproponendo lo scenario visto anche lo scorso anno” aveva dichiarato Laura Bergamin, la coordinatrice di UDU Verona “L’attuale ricerca di posti letto studenteschi porterà presto alla saturazione del mercato, consegnando chi non ha ancora casa alla speculazione da parte di proprietari privati. L’ampliamento dell’offerta formativa porterà un aumento delle iscrizioni, in particolare di fuorisede, ma l’aumento dei posti nelle residenze pubbliche e dei servizi di diritto allo studio è ancora troppo esiguo. Secondo il rapporto ANVUR 2022, in Veneto meno di 1 fuorisede su 14 può accedere ad un posto in residenza pubblica: è la dimostrazione della mancanza di tutela e di impegno da parte della nostra Regione”.
I numeri sono molto eloquenti: “Secondo il rapporto annuale di Immobiliare.it Insights, Verona è l’ottava città d’Italia più costosa per gli studenti. Rispetto allo scorso anno i prezzi sono saliti del 27%, arrivando ai 401€ per una singola (+8%) e 217 euro per un posto letto in doppia (+9%). Questi aumenti si aggiungono all’aumento del costo della vita e delle altre spese mensili, dalle utenze alla spesa. Oggigiorno, permettersi una formazione universitaria è sempre più elitario”.

Principe Eugenio o ex Distretto militare?

L’unica soluzione è ampliare l’offerta pubblica di alloggi. Come? Con la riconversione di immobili pubblici sfitti, che in una città come Verona ricca di caserme ormai dismesse rappresenta la vera sfida da intraprendere nei prossimi anni per garantire ad ogni studentessa e studente una casa durante il proprio percorso di studi.
Su questa strada sembra orientarsi la Fondazione Cariverona che vuole ricavare alloggi studenteschi nell’ex caserma Principe Eugenio di piazza Santa Toscana dove ora sono ospitato la Fevoss e il Cai e altre associazioni. Una soluzione che ha provocato molte perplessità e anche contrarietà tra le forze politiche perché altre soluzioni sarebbero percorribili senza sfrattare le associazioni. Ma sicuramente destinare la Principe Eugenio ad appartamenti per universitari metterebbe l’immobile a reddito in modo più significativo rispetto a quanto può essere l’introito mensile generato oggi.
Già su queste pagine per esempio era stata proposta la ristrutturazione dell’ex Distretto militare di via XX Settembre che si affaccia anche su via Cantarane.
Giorgio Massignan, di Veronapolis, osservatorio sullo sviluppo urbanistico e ambientale della città, sostiene con forza la soluzione della caserma Trainotti fornendo una robusta spiegazione tecnica.
“Purtroppo, le ultime tre amministrazioni di centrodestra non si sono adoperate per utilizzare gli oltre 10.000 appartamenti sfitti, nonostante una forte richiesta di locazioni ad affitti equi per le giovani coppie e per gli studenti. Non si sono preoccupate che il nostro Centro Storico, in 80 anni, ha perso 142.000 abitanti, passando da 150.000 a 8.000, trasformandosi in un luogo di consumo turistico”.
“Com’era prevedibile, – prosegue Massignan, – alcuni nodi sono giunti al pettine e, quest’anno, è scoppiato il problema degli alloggi per studenti che frequentano la nostra università, in continua espansione. Un’eccellenza che avrebbe dovuto essere seguita e gestita in modo totalmente diverso da come lo è stata”. Si è perduta l’occasione durante le amministrazioni Zanotto e Tosi, di procedere con il campus Passalacqua e la cittadella universitaria a Veronetta impostata dall’amministrazione Sironi. E sono nati palazzi prima del campus.
“Seguendo questo metodo approssimativo, è stata proposta la realizzazione di uno studentato nell’ ex caserma Principe Eugenio in via Santa Toscana, sfrattando una serie di associazioni, tra cui la Fevoss, il Cai ed altre ancora. Per risolvere un problema, se ne sta creando un altro. Inoltre, la caserma di proprietà della Fondazione Cariverona, è sottoposta al vincolo di inalienabilità per destinazione a scopo sociale”.
A questo punto è molto più semplice un’altra soluzione. “Perché non destinare a studentato la caserma Trainotti in via XX Settembre, composta da tre palazzine di due piani ciascuna, che i militari stanno cedendo. In questo modo le associazioni rimarrebbero nella loro sede e gli studenti potrebbero avere i propri alloggi vicini all’università” conclude Massignan. E il Comune si muove su questa strada.

Residenze Esu, cresciute le domande

Sono state 946 le domande presentate a Esu Verona per il bando alloggi, circa il 4 per cento in più rispetto all’anno precedente. Una crescita contenuta se confrontata con quella registrata tra il 2021 e il 2022, quando le richieste erano aumentate di oltre il 30% (da 693 a 908).
Dati che permettono all’Ente di mantenere un cauto ottimismo sulla possibilità, come avvenuto per i bandi precedenti, di garantire ospitalità a tutti gli studenti e le studentesse idonei – meno di 500 – che per condizione economica e per merito hanno diritto all’alloggio a tariffa agevolata e coperta da borsa di studio (per chi ne fa richiesta).
Per avere i numeri certi sarà necessario attendere le conferme da parte dei richiedenti legate, ad esempio, agli esiti dei test di ammissione nei corsi che li prevedono.
A ottobre, con la formalizzazione delle rinunce, si avranno i dati definitivi.
Siamo lontani dal boom di richieste che c’era stato tra il 2021 e il 2022 – sottolinea il Presidente di Esu, Claudio Valente –. Per il 2023 il bando era riservato agli idonei, ma hanno partecipato anche tanti studenti privi dei requisiti previsti dalla normativa per un alloggio garantito, come accadeva con i bandi degli anni passati. Un’emergenza abitativa comunque resta, sebbene limitata rispetto ad altre città universitarie. Una situazione meno grave, quella di Verona, ma che non ci lascia sereni: è fondamentale assegnare gli alloggi a chi ne ha diritto per legge, certo, ma è importante anche cercare risposte per tutti gli altri ragazzi e ragazze che faticano a trovare un tetto per proseguire o iniziare con dignità gli studi nella nostra città. Stiamo operando in tal senso, non senza ostacoli. Alcuni risultati li abbiamo ottenuti grazie anche all’interessamento dell’Università e di altre istituzioni della città, come i 30 posti in vicolo Oratorio con il Comune e la Fondazione Camplus».