Allerta Citrobacter, rigidi protocolli Un neonato è stato dimesso e un secondo si è negativizzato. Solo un terzo è positivo

Buone notizie sul fronte del Citrobacter in ospedale. I risultati delle indagini sui tre neonati prematuri risultati colonizzati il pomeriggio di venerdì 3 maggio dal batterio hanno ridimensionato l’allerta. Un neonato è stato già dimesso a casa in buone condizioni, un secondo si è negativizzato e solo uno risulta ancora positivo ma senza segni di infezione, quindi sta bene.
L’allerta era scattata venerdì quando il sistema di sorveglianza attivo con screening H24, per ingressi e degenti in Terapia intensiva neonatale, grazie al test avanzato utilizzato per la ricerca di Citrobacter koseri ha segnalato un risultato anomalo, per la prima volta dopo 4 anni. Questo ha fatto scattare subito i protocolli rigidi di isolamento e innalzamento della protezione in Terapia intensiva neonatale (verifiche straordinarie, convocazione Gruppo infezioni ospedaliere e Commissione infezioni ospedaliere). In via precauzionale, su indicazione della CIO, sono stati immediatamente sospesi i ricoveri delle gravide al di sotto della 33° settimana di gestazione, poiché i nati prematuri necessitano nella maggior parte dei casi di ricovero in TIN. Non è attualmente possibile stabilire se il batterio individuato sia dello stesso ceppo di 4 anni fa, in quanto l’indagine genomica predisposta richiede tempi più lunghi. Inoltre, a completezza di informazione, si sottolinea che l’acqua distribuita nell’ospedale è sicura perché sottoposta a controlli sistematici e tutti i punti acqua a cui sono esposti i pazienti sono dotati di filtri anti-batteri.
Le disposizioni attive per la TIN non interessano i parti a termine. Il Pronto soccorso ostetrico ginecologico infatti rimane attivo per le emergenze urgenze in gravidanza a qualsiasi epoca gestazionale e per tutte le gravidanze con epoca superiore alla 34° settimana. Inoltre è stato attivato il servizio di trasporto in ambulanza per le partorienti pretermine già ricoverate per le quali i clinici ritengano il trasferimento in altre strutture venete fattibile in sicurezza.
“Si tratta di un microrganismo ubiquitario – ha spiegato il dottor Luca Brizzi, direttore UOC Funzioni igienico sanitarie e Prevenzione dei rischi – basti pensare che un organismo sano convive con almeno due milioni di batteri senza che questo crei problemi di salute. Ovviamente questo non vale per i soggetti fragili come, ad esempio, i neonati prematuri che hanno un sistema immunitario fragile – sottolinea il dottor Brizzi -. Per questo motivo, il governo del rischio infettivo nella nostra Terapia intensiva è quotidianamente altissimo, come ha dimostrato la tempestiva individuazione del primo caso anomalo. È quindi seguita l’immediata attivazione di un protocollo straordinario, e come prassi aziendale la Direzione generale ha prontamente attivato una task force dedicata attiva H24”.