Andrea Mantovani è un ex difensore italiano che ha giocato per molti anni in Serie A con le maglie del Chievo, del Palermo e del Bologna.
Proprio con la maglia gialloblù del Chievo ha vissuto la sua consacrazione a livello
calcistico, sfornando ottime prestazioni nel ruolo di terzino fluidificante. Andrea è nato come difensore centrale, ma la sua duttilità ha fatto la fortuna di numerosi allenatori.
– Raccontaci della tua esperienza al Chievo Verona, sono stati gli anni migliori della tua carriera?
* Indubbiamente si, i miei sei anni al Chievo sono stati magnifici e siamo riusciti ad ottenere dei grandissimi risultati di squadra come la qualificazione ai preliminari di Champions League.
Eravamo un grande gruppo composto da uomini veri, uno su tutti il capitano Sergio Pellissier. Per la squadra è stato un grandissimo punto di riferimento, un leader silenzioso, ma sempre
pronto a dispensare consigli, suonare la carica e riuscire a mantenere una costanza di
rendimento impressionante.
– Nel corso della tua carriera da calciatore sei stato allenato da Stefano Pioli, che tipo di allenatore è?
* Mister Pioli si è sempre distinto per la sua intelligenza e flessibilità. È una persona comprensiva in grado di capire i momenti ed è molto bravo nel gestire la rosa dei giocatori, adattandosi alle
loro qualità. La sua impronta è sempre stata la stessa e lo si vede anche quest’anno al Milan. I giocatori danno tutto per lui e non tirano mai indietro la gamba.
– Sei mai stato veramente vicino al passaggio in una big italiana?
* Quando sono arrivato al Chievo, il mio cartellino era in comproprietà con la Juventus, ma fui riscattato dalla società veronese. La Fiorentina e il Napoli si interessarono fortemente a me, ma le trattative non andarono in porto.
-Invece la scelta è ricaduta su Palermo..
*Questo in parte è stato un rimpianto della mia carriera da calciatore, infatti quelli furono gli anni turbolenti della gestione Zamparini e cambiarono moltissimi allenatori, dirigenti e calciatori. Da
calciatore percepii pochissima stabilità e questo incise sul rendimento sportivo. Palermo meritava ben altro.
-Come è maturata l’idea di smettere di giocare a calcio a 35 anni?
*Penso di aver smesso nel momento ideale e la situazione legata al Coronavirus ha avuto un ruolo determinante. Inoltre ho preso questa scelta per garantire maggior stabilità ai miei figli, senza farli continuamente trasferire di città in città. Ammetto che c’è stata una piccola possibilità di ritornare al Chievo, ma non se ne fece nulla.
Diego De Angelis