Quella da papilloma virus umano (HPV) è l’infezione sessualmente trasmessa più comune nel mondo, nella gran parte dei casi è asintomatica e l’organismo se ne libera spontaneamente, ma talvolta diventa cronica e, con il tempo, la permanenza del virus all’interno delle cellule può portare a patologie benigne (come i condilomi, le verruche genitali) e tumorali (cervice uterina, testa-collo, genitali), nonché a infertilità negli uomini e poliabortività.
Considerata la gravità della diffusione del virus, un gruppo di esperti ne parlerà il prossimo il 4 marzo in un dibattito aperto tra medici, istituzioni e popolazione nella Sala Rossini del Caffè Pedrocchi a Padova. A coordinare i lavori nella giornata mondiale contro il papilloma virus Prof. Carlo Foresta, già Professore Ordinario di Endocrinologia Università degli Studi di Padova; il professor Giancarlo Icardi, professore Ordinario di Igiene dell’Università degli Studi di Genova e il professor Alberto Ferlin, professore Ordinario di Endocrinologia dell’Università degli Studi di Padova e Segretario generale Società Italiana di Endocrinologia (SIE).
A differenza della donna che ha un picco di infettività prima dei 26 anni per poi decrescere con l’età, la presenza del virus nel maschio resta elevata e costante almeno fino ai 50 anni. Questo fenomeno è il risultato di una ridotta risposta immunologica contro il virus da parte del maschio, che determina una lunga permanenza del virus. I risultati di un recente studio pubblicato nel 2023 sulla prestigiosa rivista internazionale The Lancet, mostrano la presenza di almeno un ceppo di HPV nel 31% degli uomini sopra i 15 anni d’età, che rappresentano quindi un importante serbatoio per l’infezione. Considerando la popolazione italiana maschile tra i 18 e i 50 anni stimata in più di 10 milioni, secondo le stime che danno l’infezione del maschio al 30%, questo si traduce in almeno 3 milioni di italiani positivi al papilloma virus. Questi numeri sottolineano l’importanza di includere i maschi nelle strategie di prevenzione per ridurre le malattie e la mortalità correlate all’HPV.
“Sulla base di queste evidenze – dicono il prof. Carlo Foresta e il prof. Giancarlo Icardi – chiediamo che sia l’uomo che la donna possano beneficiare della vaccinazione gratuita fino ai 45 anni di età, comprendendo quindi in questo incremento anagrafico non solo la prevenzione delle patologie HPV-correlate, ma riducendo anche la probabilità di contrarre l’infezione da HPV e le sue conseguenze sulla fertilità e poli-abortività nelle fasce d’età più sessualmente attive in cui più frequentemente si cerca un figlio”.
Secondo diversi studi, il vaccino anti-HPV si è dimostrato sicuro ed efficace nella prevenzione di tumori e lesioni ano-genitali. Inoltre il vaccino è stato dimostrato essere in grado di ridurre significativamente il tempo di clearance naturale a livello del sistema uro-genitale, riducendo di molto la possibilità di contagio e delle complicanze relative alla infertilità e poliabortività.
“In Italia il vaccino è raccomandato e offerto gratuitamente a partire dal dodicesimo anno d’età a maschi e femmine”, conclude il professor Foresta. “Le coperture però sono ampiamente variabili a seconda delle regioni: attualmente tra i diciottenni hanno completato il ciclo vaccinale il 69% delle ragazze e il 54% dei ragazzi in Italia, un po’ meglio va in Veneto: rispettivamente il 78% e 72%, comunque lontani dall’obiettivo del 95%. Ma la copertura è drasticamente più bassa se guardiamo i bambini di 12 anni che dovrebbero aver completato l’ultimo ciclo vaccinale, nei quali la copertura scende sotto il 30% a livello nazionale e addirittura al 10% in Veneto”.