Nel nostro territorio veronese molte iniziative culturali nascono e crescono grazie al costante impegno, spesso volontario, di associazioni e istituzioni. Una di queste belle realtà è “Casa Museo della Fondazione Fioroni”, a Legnago, attiva nel gestire l’ingente patrimonio museale e archivistico donato da Maria Fioroni (con cimeli risorgimentali, documenti storici, reperti archeologici e manufatti di vario genere quali arredi, ceramiche e arazzi) e nel promuovere nuovi itinerari espositivi temporanei. Fino al 12 maggio, in questi spazi, è possibile scoprire “Memorie d’infinito”, intensa antologia di Tobia Ravà, conosciuto nel panorama contemporaneo per la sua continua sperimentazione di percorsi creativi. La ricerca di Ravà sul rapporto tra arte e scienza è, da diversi anni, focalizzata su un “nuovo approccio simbolico che visualizza le infinite possibilità combinatorie dei numeri”. Le origini culturali ebraiche dell’artista veneziano (unite agli studi di semiotica) definiscono la cifra stilistica di un’esperienza che coniuga il pensiero mistico (la kabbalah) a un sistema numerico (la ghematria) in cui ogni successione dell’alfabeto corrisponde a numeri. Questo genere artistico, denominato “concettualismo estetico”, suggerisce una sintesi espressiva che pone tutti gli elementi visuali in costante dialogo tra loro. Si creano, in tal modo, ambienti (artificiali o naturali, come gli iconici boschi di alberi numerici utilizzati per promuovere la mostra), figure (umane o animali), rappresentazioni (reali o solo immaginate) che sfruttano un inedito codice fatto di segni grafici. Nella sua esplorazione Ravà utilizza svariati materiali (tavole, metalli, tessuti, acrilici, vetri, pietre e lightbox) che determinano colorate texture studiate meticolosamente per connettere lo spazio al tempo e sviluppare percorsi enigmatici.
Chiara Antonioli