Era furibondo Aldo Olivieri. “Adesso mi faccio sentire” pensava tra sè. Prima di campionato, Verona-Palermo, là al vecchio Bentegodi. Gremito, come sempre. Era il Verona di Ciceri e Fassetta, Zamperlini e Begali. Un Verona che sognava la serie A. E in panchina aveva un campione del mondo, Aldo Olivieri. Veronese doc. Un mito del calcio italiano.
Era sconsolato, Aldo Olivieri. l’Hellas era sotto di 4 gol dopo 45 minuti. Il Palermo gli aveva rifilato 4 sberlein 8 minuti. E i fischi erano assordanti.
Furibondi erano anche i dirigenti in tribuna. Il presidente Girardi, ma anche i consiglieri, Bonazzi, Eros Mazzi. “No se pol zugar così mal”. Si guardarono in faccia e senza parlare capirono che c’era una sola cosa da fare. “Cambiemo alenator”. Detto e fatto. Arrivarono agli spogliatoi con la faccia che prometteva tempesta. Lasciarono che Olivieri parlasse alla squadra, poi lo chiamarono fuori. “Lei è esonerato” gli dissero. “Finisca la partita e poi arrivederci e grazie”.
Non c’era tempo di discutere, nè ci sarebbe stato spazio per ripensamenti. Era gente che sapeva decidere, quella.
L’Hellas tornò in campo, Fassetta segnò il gol della bandiera, il Palermo vinse 4-1. E’ l’ultima volta che il nome di Olivieri finisce nel tabellino. Alla seconda giornata, il Verona andò a Messina e in panchina c’era Romolo Bizzotto, a sua volta, grande ex e più tardi apprezzato talent scout alla Juve.
Per il Verona fu una stagione di metà classifica, in attesa di tempi migliori.
Ma passò comunque alla storia proprio per quell’episodio, più unico che raro. Al punto che persino il “siluro” a Di Francesco, dopo 3 sole giornate, sembra adesso ordinaria amministrazione.
E a chi dice “Setti ha avuto troppa fretta”, meglio ricordare quella che ebbero i suoi “antichi” predecessori. Loro non aspettarono 270 minuti, per cacciare il mister. Gliene bastarono 45. “Lei è esonerato”. Chi dice che una volta era più facile allenare?