Metti assieme Ricky Albertosi e Bobo Boninsegna, più la “voce narrante” di Gianni Mura. Mettici l’incanto del Museo Nicolis, “dove si respira storia”, come ricorda Silvia Nicolis, splendida padrona di casa. E ti vien fuori una sera indimenticabile. A partire dall’abbraccio tra Boninsegna e Albertosi, “…non ci vediamo da un bel po’”, dicono. E poi via con i ricordi, gli aneddoti, i pensieri in libertà. “Certo che Rivera poteva prenderla quella palla lì” dice Bonimba ad Albertosi, riguardando Italia-Germania 4-3. “Gli ho detto di tutto, l’avrei ammazzato” confessa Albertosi, 80 anni portati alla grandissima. “Però, per farsi perdonare m’ha detto, Ricky, ora vado a far gol. E l’ha fatto davvero”…
E il rimpianto della finale col Brasile. “Loro fortissimi, ma fino al 70’ eravamo 1-1” sospira Albertosi. “E se Valcareggi fa giocare Rivera, non so come va a finire”, il pensiero di Bonimba. La gente è rapita dal racconto. Applaude ancora, al gol di Bonimba col Brasile. Alle parate di Albertosi. “Quando Pelè ha visto che non giocava Rivera, allora Pallone d’oro, ha pensato che fossimo matti” ha osservato Mura.
E poi tutto il resto, perfino qualche inedito. “Beh, sì…” confessa Albertosi. “Potevo fare il quinto mondiale, in Argentina.Sarei andato anche a portare le valigie, l’avevo detto a Bearzot. Poi il cittì mi chiamò: Ricky, Zoff non ti vuole, ti soffre. Devo lasciarti a casa… Non l’ho perodnata a Dino, l’ho anche criticato e per qualche anno non ci siamo più parlati. Poi ci siamo rivisti, a carriera finita. Ci siamo abbracciati, è finita lì. Il nostro calcio era questo…”