«Noi dobbiamo aiutare i ragazzi a realizzarsi nella vita. Non possiamo accettare che la scuola si disinteressi di quei ragazzi che a 18 anni, non per colpa loro ovviamente, si trovano a non aver adempiuto all’obbligo scolastico e a non avere in mano nulla». Lo ha detto oggi a Verona il ministro dell’Istruzione e del Merito GIUSEPPE VALDITARA, intervenuto nella seconda giornata di JOB&Orienta, il salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro che si chiude domani in fiera. «Mi metto nei panni di questi ragazzi, dobbiamo farlo tutti. Oggi un ragazzo di 18/20 anni che ha solo la quinta elementare cosa potrà fare? Quali offerte di lavoro potrà avere? E, allora, è responsabilità di un governo, di un ministero, di una scuola che vuole il bene di questi ragazzi, offrire loro un percorso di completamento. Incoraggiamoli, ad esempio, a frequentare i Cpia (ndr Centri provinciali per l’istruzione degli adulti), mettiamo a disposizione risorse per attivare percorsi che consentano loro di diventare cittadini attivi. Ma, francamente, lasciarli in quella condizione dando loro il reddito di cittadinanza, significa semplicemente farli galleggiare e non dare loro un futuro. È un discorso molto concreto: una persona che non riesce a realizzarsi nella vita vuol dire che va incontro a un fallimento lavorativo. Se siamo persone che hanno a cuore il destino di quei ragazzi, allora dobbiamo dare loro delle opportunità formative, dobbiamo stimolarli a completare il percorso, aiutarli a farsi una formazione che consenta di realizzarsi nella vita. Questo è il punto vero. Non giochiamo con le parole, sono stufo di chi gioca con le parole». E in merito ai lavori socialmente utili proposti nei giorni scorsi dal ministro per i ragazzi che a scuola compiono atti di bullismo: «I lavori di pubblica utilità vanno inseriti in un pacchetto in cui coinvolgere le famiglie, lo psicologo, il docente tutor. Ossia un nuovo modello di scuola che si faccia carico dei ragazzi in difficoltà. Rispetto a una sospensione per un anno, il rischio è di buttare il ragazzo fuori dalla scuola e di metterlo nelle mani di ambienti poco raccomandabili. Non è, forse, meglio farlo maturare individualmente, facendolo lavorare per la comunità e facendogli capire l’importanza del lavoro, della solidarietà, di essere partecipi di una collettività? Ho costituito un tavolo su questo, con giuristi, psicologi, pedagogisti; diranno loro quali sono le misure più adeguate e le struttureremo al meglio, ma il mio obiettivo è di valorizzare la personalità di ciascun ragazzo, di offrire a ognuno la possibilità di successo professionale, quindi di essere un cittadino attivo, questa è la grande sfida». «Non nascondiamoci dietro le parole, non facciamo polemiche sterili – ha aggiunto ancora Valditara –. Ho lanciato questa grande alleanza: lavoriamo tutti insieme in un patto repubblicano, famiglie, docenti, istituzioni, parti sociali, ma anche i media, per fare della scuola un grande ascensore sociale. Perché altrimenti noi avremo una scuola classista, perché se chi nasce povero rimane povero questa scuola è una scuola che perpetua le differenze. E non è questo che io voglio. Perché non ci sia solo il privilegio di uno, ma ci sia il privilegio di tutti. Questa è la mia sfida».
Home La Cronaca di Verona Aiutare i ragazzi a realizzarsi nella vita. Il ministro dell’Istruzione a Job&Orienta