Era stato il consiglio regionale per primo, su proposta dei consiglieri regionali Stefano Casali, Andrea Bassi e Fabiano Barbisan del gruppo Centro Destra Veneto, a dare l’ok alla creazione di una Multiutility Triveneta, in grado di fungere da soggetto aggregante per le realtà presenti sul territorio allo scopo di riorganizzare i servizi pubblici locali. “Auspichiamo”, aveva detto Casali “quindi che le aziende facciano rete per fornire risposte ai cittadini e diventino volano di sviluppo dell’economia della nostra regione. La creazione di una Multiutility permetterà di affrontare nel modo migliore le nuove sfide tecnologiche per creare smart-city di alto livello anche nel nord-est”. Ieri mattina il movimento “Prima Verona” ha colto con soddisfazione il pronunciamento unanime del consiglio regionale veneto sulla necessità di avviare un percorso aggregativo su base regionale delle aziende multiservizi locali “Ma la notizia di rilievo”, hanno detto Mauro Bonato e Michele Croce, “è che AIM Vicenza sta dialogando in maniera serrata con DOLOMITI, lasciando in un angolo AGSM”. Per i due esponenti di prima Verona, prima di Milano, prima degli interessi personali, particolari o partitici, viene Verona e con essa il Veneto. Bonato non ha dubbi. “Registriamo -ha detto- il ritardo di un anno rispetto all’autunno 2018 quando il presidente di Agsm Croce invocava e lavorava per la Multiutility del Veneto, ma spazio ce n’è ancora e occorre muoversi. Per impedire a Croce di portare avanti il disegno regionale con Aim Vicenza e Ascopiave il sindaco ha benedetto la sua defenestrazione.. Ora cosa farà Sboarina nei confronti di tutti i consiglieri regionali…?”. Dal canto suo Croce ha ricordato che “La Multiutility del Veneto è il progetto a cui ho sempre lavorato da presidente di Agsm, come dimostrano le mie uscite pubbliche, le mie comunicazioni dirette al sindaco, la relazione ufficiale presentata alla Commissione Consiliare del Comune di Verona che vi mostro. Per questo sono stato fatto fuori, ma non importa. Ciò che importa è che Agsm, motore economico industriale di Verona (indotto da 300 milioni l’anno sulla provincia), non venga svenduta a Milano o a Bologna come qualcuno tenta ancora di fare, ma segua la linea di sviluppo naturale, che è quella del territorio veneto e triveneto. Bene quindi l’indirizzo della Regione Veneto, ma occorre darsi una mossa.”