Agrolimentare, Verona mette il turbo Leader in Veneto per valore aggiunto e tra le top 5 delle province italiane

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Verona metterà il turbo in ambito agricolo anche nel 2025, confermandosi non solo leader in Veneto per valore aggiunto, ma affermandosi tra le top cinque province italiane. Dopo la crescita del 2024 (+8,7%), le stime per il nuovo anno indicano infatti un’ulteriore accelerata del +1,7%, in controtendenza rispetto al Veneto che potrebbe frenare (-0,1%) a causa della decrescita di alcune province: -3,6% di Treviso e -3,7% di Venezia.
Sono i dati più rilevanti che emergono dal 1° report 2025 “Economia, agricoltura e agroalimentare” di Confagricoltura Verona, realizzato in collaborazione con l’Ufficio Studi CGIA di Mestre, presentato oggi a Fieragricola Tech a Verona e diventato un appuntamento annuale molto atteso dagli addetti ai lavori.
Dalle prime proiezioni, Verona crescerà meno rispetto al 2024, ma manterrà comunque una buona progressione rispetto al già considerevole dato di 1,078 miliardi di euro di valore aggiunto, equivalente al 30% del totale regionale. Sarà sempre prima anche in termini di unità di lavoro, anche se, rispetto al 2024, si assisterà ad una flessione del 4,8%, passando da 26.900 al 25.600 unità di lavoro. Tuttavia, Verona rimane la provincia con il numero più elevato di lavoratori in agricoltura, corrispondenti a quasi il 30% degli occupati del comparto in Veneto.
A trainare l’agricoltura scaligera sarà, come sempre, l’export agroalimentare, che dal 2007 al 2023 è più che raddoppiato passando da 1,6 miliardi a 4,3 miliardi (+ 164%). Le esportazioni del comparto costituiscono quasi un terzo (28%) dell’export complessivo veronese (15,3 miliardi), consentendo alla provincia scaligera di mantenere il gradino più alto del podio rispetto alle altre province italiane, rafforzando la supremazia davanti a Cuneo e Milano. I vini sono i prodotti agricoli più esportati, seguiti dalle carni lavorate e conservate e dalle eccellenze lattiero-casearie.
I costi di produzione rappresentano ancora la spina nel fianco per le aziende, con i prezzi dell’energia elettrica tornati a risalire negli ultimi mesi del 2024 e nel gennaio 2025, in funzione dell’aumento del costo del gas, dopo la discesa registrata dal 2023.
Per quanto riguarda i prezzi pagati agli agricoltori per i prodotti, nel 2025 si dovrebbe assistere a una risalita dei prezzi di mais e grano duro, che nel 2023 e 2024 sono stati in caduta, e solo ad una lieve riduzione per il riso.
“Le imprese agricole veronesi – ha detto Alberto De Togni – si attestano attorno a 14.500 unità, con una Sau, superficie agricola utilizzata, di 12,3 ettari per azienda. Il dato è del 20% superiore al dato nazionale, e colloca Verona in terza posizione nel Veneto dopo Rovigo e Belluno. Si conferma, però, l’incidenza dei costi intermedi sui margini dei guadagni delle aziende agricole, che dal 2019 al 2022 sale di cinque punti passando dal 53,2% al 58,2%. Non basta la lieve flessione dal 2023 al 2024 per cambiare la situazione, che rimane negativa”.
“Nel 2024 il valore aggiunto agricolo italiano ha superato i 42 miliardi, collocandosi al primo posto in Europa e crescendo del 9%, un risultato di prim’ordine per il settore. Il generale calo dei costi dei mezzi di produzione (-3,7%), dopo i rilevanti aumenti registrati dal 2021 al 2023, ha permesso di recuperare un po’ di marginalità”, ha concluso Renato Mason.