Il tema della casa è molto sentito ovunque e ultimamente sta avendo luogo una vera emergenza abitativa a causa dei prezzi degli affitti, sempre più elevati e sproporzionati rispetto ai salari. In Europa è più comune abitare in una casa di proprietà (nel 69,1% dei casi), ma la situazione è molto diversificata sia da paese a paese che tra diverse classi sociali.
La Germania è l’unico stato membro in cui l’affitto è più comune della proprietà, ma anche gli altri paesi dell’Europa nord-occidentale riportano quote piuttosto elevate di persone in affitto. Al contrario, nella parte orientale e centrale del continente è molto elevata l’incidenza della proprietà, che in 4 paesi supera il 90%. Questi paesi registrano anche i divari minori tra cittadini più e meno abbienti in termini di prevalenza dell’affitto. Mentre nei Paesi Bassi e in Francia, per esempio, la differenza è di oltre 40 punti percentuali.
In Europa è ancora prevalente la proprietà rispetto all’affitto. Tuttavia si possono notare differenze consistenti a seconda della condizione socio-economica. L’affitto ha infatti un’incidenza molto maggiore tra chi è a rischio povertà, un fattore che è sì direttamente collegato (chi ha una minore disponibilità economica ha maggiori difficoltà ad acquistare un immobile) ma allo stesso tempo contribuisce al disagio economico, come in un circolo vizioso.
Le condizioni abitative dei cittadini europei
In Europa circa 7 persone su 10 abitano in una casa di proprietà. Si tratta di un dato che è rimasto relativamente costante negli anni – diminuendo in oltre un decennio di soli 2 punti percentuali – e che appare molto diversificato da paese a paese.
La Germania è l’unico stato membro in cui l’affitto è più comune rispetto alla proprietà (riguarda il 53,3% delle persone). Segue l’Austria con il 48,6%. Molto meno frequente invece nei paesi dell’est Europa, soprattutto in Romania dove quasi il 95% delle persone è proprietario. Anche in Slovacchia, Croazia e Ungheria i valori superano il 90%.
L’affitto è quindi relativamente più prevalente nell’Europa nord-occidentale, mentre il sud è più sbilanciato verso la proprietà. Verso est, raggiunge ancora percentuali minime. L’Italia, con il 25,7% della popolazione che si dichiara in affitto, è leggermente al di sotto della media Ue.
In 17 stati membri su 27 (fanno eccezione Belgio, Slovacchia, Portogallo, Polonia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Italia, Francia e Croazia) la quota di persone in affitto è aumentata tra 2010 e 2022. Soprattutto in Germania e Danimarca, con 7 punti percentuali di differenza. In Ungheria la situazione è rimasta invariata.
Nei paesi del nord Europa, dove l’affitto è decisamente più comune, sono anche più elevate le quote di persone con case di proprietà che pagano un mutuo. Questo è il caso soprattutto nei Paesi Bassi e in Svezia, dove rispettivamente il 60,3% e il 50,4% delle persone si trovano in questa condizione (rispetto al totale). Valori bassi si registrano, specularmente, nell’est Europa, in particolare Romania (1,2%) e Bulgaria (2,4%).
L’affitto è più frequente tra chi è già a rischio povertà
L’incidenza dell’affitto nella situazione abitativa delle persone è strettamente correlata con la loro situazione socio-economica. Chi ha salari più bassi ha maggiori difficoltà ad acquistare case – e in molti casi può incontrare ostacoli anche nell’ottenimento di un mutuo.
Tuttavia anche da questo punto si possono osservare differenze significative tra i vari paesi Ue. Alcuni stati presentano divari molto evidenti e le persone che guadagnano meno e sarebbero a rischio povertà si trovano molto più spesso a sostenere costi che gravano ogni mese sui loro redditi. In questo modo, si crea un circolo vizioso.
In 8 paesi membri (quasi tutti in Europa settentrionale) l’affitto è la condizione prevalente tra le persone a rischio povertà, ovvero, secondo Eurostat, tutti coloro che guadagnano meno del 60% del reddito mediano disponibile.
Il divario più ampio si registra nei Paesi Bassi, dove l’affitto incide per il 23,1% tra chi guadagna più del 60% del reddito mediano e per il 66,7% tra chi guadagna meno. Anche in Francia supera i 40 punti percentuali. In otto paesi, quasi tutti nell’Europa orientale, la differenza è invece inferiore ai 10. L’Italia riporta un divario di 16,8 punti: inferiore rispetto a quello degli altri grandi paesi Ue.