Venerdì 26 agosto, alle ore 20.30, al Parco della Biblioteca di Affi, un atteso appuntamento per parlare di un progetto che atteso lo è ancora di più. Parliamo del recupero della West Star, l’ex base Nato di Affi, il più grande bunker anti atomico d’Italia dal 1966 al 2007.
La base, che copre una superficie di circa 13.000 metri quadrati, è stata dismessa dalla NATO nel 2006, passata dal Demanio al Comune nel 2018, ed è ora ufficialmente al centro di un intervento di recupero che entrerà nel vivo nelle prossime settimane.
E di questo intervento si parlerà venerdì 26. A prendere la parola, accanto al Sindaco di Affi Marco Sega, il professore associato di Composizione Architettonica e Urbana dell’Università degli Studi di Firenze, Michelangelo Pivetta. E’ lui, infatti, a coordinare il team che nei prossimi mesi avrà l’incarico di elaborare un progetto di musealizzazione e recupero del sito all’interno del Monte Moscal.
Una collaborazione siglata tra l’amministrazione comunale e l’Ateneo per un importo complessivo (sostenuto dal Comune) di 40 mila euro.
I rilievi del gruppo, composto da una decina di professionisti, inizieranno già a metà settembre. I sopralluoghi ci sono già stati negli scorsi mesi.
Il cronoprogramma prevede che la prossima primavera un progetto definitivo sia nelle mani del Comune.
Un passaggio fondamentale per poi provare ad accedere a fondi ministeriali.
“L’ex Base Nato -spiega il Sindaco Marco Sega – è infatti un unicum. Non esiste a livello italiano, né europeo, qualcosa di simile. E proprio per questo non rientra nelle previsioni del Pnnr. Auspichiamo che con un progetto in mano si possa accedere a dei finanziamenti”.
La trasformazione della West Star in un museo dedicato alla Guerra Fredda è imposta nell’atto di cessione del sito dai Ministeri della Difesa e della Finanza.
L’approccio sarà innanzitutto quello del restauro conservativo.
L’idea, che verrà esposta dettagliatamente nella serata di venerdì 26 agosto, è quella di lasciare inalterato lo stato dei luoghi e di lavorar su addizioni puntuali che si inseriscano all’interno del bunker senza snaturarlo. Questo con l’obiettivo di trasmettere al visitatore un trasporto emotivo quanto più vicino alla realtà di quest’architettura bellica pensata e realizzata durante la Guerra Fredda.
Sempre in quest’ottica si pensa ad un virtual tour, per entrare nei luoghi e nei tempi che hanno fatto la storia, e la creazione di un grande archivio digitale.
Un passo importante per l’amministrazione guidata da Marco Sega che ha tanto voluto e lavorato per arrivare a questo risultato.
“L’amministrazione precedente -spiega il Sindaco – era intervenuta nel momento dell’acquisizione del sito dal Demanio per degli interventi di tipo conservativo necessari. Aveva messo mano all’impianto elettrico e lavorato per risolvere i problemi di umidità all’interno del bunker”.
E poi c’è stato tutto quello che l’amministrazione attuale ha fatto per trasformare l’idea di un museo in progetto concreto.
“Negli ultimi mesi -spiega Sega- abbiamo fatto fare due distinte analisi dell’aria, abbiamo attivato lo Spisal che ha già provveduto a fare il sopralluogo interno per verificare lo stato dei luoghi, a breve entreranno per le dovute verifiche i Vigili del fuoco. Inoltre siamo stati all’interno del sito con il Soprintendente per Archeologia, Belle Arti, Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza Vincenzo Tiné perché stiamo parallelamente dando corso al progetto di trasformarlo in monumento per poi poterlo proporre come patrimonio Unesco”.
L’appuntamento, per scoprire che cosa ne sarà della “Stella d’Occidente” è quindi per venerdì 26 agosto alle ore 20.30 nel parco della Biblioteca.
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