Aeroporto, serve denaro fresco. Il futuro (da decifrare) dello scalo L’assemblea straordinaria del 25 settembre è chiamata a raccolta per un doppio aumento di capitale. Per i soci pubblici, come il Comune di Verona, non è una buona notizia

Catullo verso aumenti di capitale
E il Tar interpella ancora l’Anac

Il 25 settembre assemblea straordinaria: previsto un doppio sforzo per far fronte agli investimenti. Intanto l’udienza si avvicina

La notizia anticipata ieri dalla Cronaca di Verona di un doppio aumento di capitale previsto per l’aeroporto Catullo ha riportato i temi del nostro scalo al centro dell’attenzione politica, e non solo. Come scritto ieri, il 25 settembre, lunedì, si terrà l’assemblea straordinaria per il rafforzamento patrimoniale della società di gestione che ha dovuto affrontare extracosti per il cantiere Romeo destinato a realizzare il nuovo terminal. Finora si era ipotizzato un solo aumento di capitale di una trentina di milioni, ora la chiamata a raccolta di risorse raddoppia. Per i soci pubblici non sarà una buona notizia visto che difficilmente il Comune di Verona potrà trovare risorse sufficienti per coprire la propria parte. Discorso diverso invece per Save che è al 43% e potrebbe pensare di andare in maggioranza assoluta, così pure può avere risorse fresche la Camera di commercio, socio forte dell’aeroporto, come pure la Provincia di Trento. Mentre, è noto, Fondazione Cariverona si è già chiamata fuori deliberando di mettere in vendita il suo 3%.
La crescita di Save in maggioranza assoluta porterebbe così il partner privato ad avere il pieno controllo della società aeroportuale dove peraltro già nomina l’amministratore delegato e buona parte della parte tecnica operativa. Non sono pochi gli scali aeroportuali in Italia già controllati da soggetti privati in netta maggioranza, nonostante gli aeroporti vivano su concessioni pubbliche dello Stato.
Un passaggio questo che ha dato vita a molti pareri contradditori e vasta giurisprudenza tant’è vero che lo stesso Tar del Lazio vuole vederci chiaro.
Cosa c’entra il Tar del Lazio? I giudici amministrativi si devono esprimere sulla regolarità della vendita delle azioni dal Comune di Villafranca a Save, quel 2% che diede il via poi alla crescita della società presieduta da Marchi nel board della Catullo. Crescita azionaria che è stata accompagnata da sostanziosi investimenti da parte di Save che di fatto ha salvato i conti disastrati della Catullo.
E siccome l’udienza, dopo svariati anni, finalmente si avvicina, il Tar ha chiesto un parere più fresco all’Autorità anticorruzione.

Catullo-stazione, incontro sui progetti

L’attività altalenante dell’aeroporto come si concilia con un collegamento ferroviario?

Infatti la presidente della Sezione 1 Quater del Tar del Lazio, Concetta Anastasi, il 4 settembre scorso ha emesso una ordinanza nella quale si rinnova perentorio invito ad Anac di produrre una memoria di aggiornamento nei termini di 40 giorni.
Il sollecito è dovuto sia perchè la precedente dell’ottobre scorso non è stata adempiuta da ANAC e sia perchè come riporta l’ordinanza “…il ricorso presto sarà assegnato ad udienza”.
I pareri di Anac finora, prima con Cantone o poi con il presidente Busia, avevano fatto capire che società che gestiscono concessioni pubbliche dovrebbero essere gestite da compagini a maggioranza pubblica. Ma questo nella realtà non si verifica quasi mai.
La decisione del Tar, dunque, oltre ad essere molto delicata, potrebbe poi diventare una linea guida per molti casi analoghi e avere anche ripercussioni sull’assetto della compagine societaria della società Catullo che sicuramente farà valere le proprie ragioni, visto che di fatto è sempre più controllata da un socio private, appunto Save. Quella Save che nelle scorse settimane ha fatto provviste finanziarie per dare la scalata alle infrastrutture, come dichiarato dallo stesso Enrico Marchi, che detiene il 12% di Save ma vorrebbe arrivare alla maggioranza.
Aumenti di capitale, quelli previsti per l’aeroporto Catullo, che è bene precisare nulla hanno a che vedere con un ipotetico collegamento ferroviario con la città, materia per la quale è competente Rfi insieme con la Regione.
Come anticipato nei giorni scorsi dalla Cronaca, questi progetti saranno oggetto di un incontro entro il mese con il Comune di Verona. L’ipotesi è quella di un raccordo ferroviario dalla linea di Dossobuono all’aeroporto, con fermata sotterranea in galleria per bypassare le piste dell’aeroporto e poi ricongiungimento alla linea Verona-Brescia.
Tuttavia sono solo ipotesi sulla carta, perché il collegamento del Catullo non rientra nell’elenco dei 12 collegamenti previsti da qui al 2032 da Rfi per altrettanti aeroporti (Venezia compreso). Ma per Rfi è redditizio un collegamento con il Catullo? O è meglio una metro di superficie? Da una analisi del traffico giornaliero al catullo emergono due dati critici: gli orari dei voli sono difficilmente compatibili con quelli dei treni. Il Catullo infatti ha voli anche tra le 23 e le 4 del mattino, orari nei quali i treni passeggeri non operano. Non solo, lo scalo veronese ha un’attività molto discontinua tra estate e inverno: se nella stagione calda l’afflusso di turisti è consistente, in quella fredda ci sono forti cali di passeggeri che mal si conciliano con il business del trasporto ferroviario. C’è di che riflettere….