L’avete vista la foto dei nuovi bracciali targati Balenciaga? Da qualche settimana la nuova trovata della maison sta infiammando il web. Il capo di punta del momento è, nientemeno, un enorme e costosissimo rotolo di scotch griffato; no, non si tratta né di un’iperbole, né tantomeno di una metafora: è proprio uno spesso rotolo di scotch, simili a quello che usiamo per sigillare i pacchi o fare lavoretti. Genialità fashion o cafonata? Da anni, ormai, il pubblico pare propendere per la seconda. Non è di certo la prima volta che le stravaganze di Balenciaga suscitano reazioni negative: ve la ricordate la trovata della gonna asciugamano? O, ancora, la campagna pubblicitaria con gli orsetti sadomaso?
Questo è Balenciaga oggi: capi grossolani, spesso di dubbio gusto, associati a campagne di marketing sopra le righe.
Non è stato sempre così. C’è stato un tempo, una lunga età dell’oro durata trent’anni, in cui il nome Balenciaga veniva associato con l’eleganza, il prestigio, la massima manifestazione dell’alta moda parigina. È proprio su questo complesso trentennio di gloria che si concentra la miniserie “CRISTÓBAL BALENCIAGA”, disponibile in streaming su Disney +.
La storia prende vita sullo schermo attraverso uno stratagemma funzionale e altamente rodato: al funerale della leggendaria Coco Chanel, nel 1971, la giornalista del Times Prudence Glynn (Gemma Whelan) approccia un solitario e silenzioso Cristóbal Balenciaga (uno stoico Alberto San Juan) proponendogli un’intervista esclusiva. Da sempre votato alla riservatezza e ormai ritiratosi a vita privata, lo stilista inizialmente rifiuta. Poi, ripensandoci, decide di accettare: dall’incontro tra i due si sviluppa il racconto per immagini dell’ascesa del couturier spagnolo sulle passerelle della Ville Lumière. Giunto a Parigi per scappare dalla Guerra Civile insieme al partner – negli affari e, in segreto, nella vita – Wladzio d’Attainville, nel 1937 il quarantenne Cristóbal cerca di impressionare l’industria della moda: le cose non vanno bene. Balenciaga ha un enorme talento, ma non ha uno stile suo. Per ovviare a questo problema, il sarto fruga nel passato della sua nazione, la Spagna, ricavando spunti storico-artistico che influenzeranno pesantemente l’ identità del suo brand. Da quel momento, Balenciaga entra nell’olimpo dell’haute couture al fianco dell’amica Coco Chanel e del rivale Christian Dior.
«Cristóbal Balenciaga è un couturier nel vero senso della parola. Gli altri sono semplicemente stilisti»; lo ha detto Coco Chanel, e i registi Aitor Arregi, Jon Garaño e Jose Mari Goenaga hanno reso queste parole il mantra della serie, mettendo in risalto i dettagli più minuziosi del lavoro di Balenciaga come se si trattasse di vere e proprie opere d’arte. Il risultato è sensazionale: una miniserie allo stesso tempo sfarzosa e sobria, priva di goffi tentativi di gossip romanzato. “Cristobál Balenciaga” misura perfettamente biografia, storia e moda, cucendo a regola d’arte un ritratto intimo ed elegante di una delle figure più misteriose e influenti della nostra epoca.
VOTO: 10
Martina Bazzanella