Tra pochi giorni, il 14, sarebbe tornato a Verona, ospite illustre del Festival della Bellezza, rassegna che per lui ormai era diventata di casa. Avrebbe dovuto parlare di Klimt, Schiele e Schoenberg. Philippe Daverio amava Verona. La spiegava, l’analizzava, la cantava. Non solo il centro, anche la Valpolicella, la Bassa, Legnago, il Salieri, dove l’anno scorso, a febbraio, aveva lasciato il pubblico a bocca aperta. “I veronesi”, aveva detto in una delle sue ultime interviste rilasciate in città, “dovrebbero guardare di più le sculture che non costano niente, quelle che non sono custodite nei musei: quelle in cima alle case, i pezzi di Roma antica a volta incastonati in un edificio che fa da angolo, i piccoli bassorilievi della cristianità, c’è un Padre Eterno molto bello nella strada che da Porta Borsari va al centro, sulla sinistra, un’iconografia germanica che non si trova più nel resto d’Italia”. Daverio, straordinario storico dell’arte, è morto la scorsa notte nella sua stanza all’Istituto dei Tumori di Milano. Docente e saggista, a Milano era stato assessore alla Cultura. Aveva 70 anni. Con lui è scomparso l’ultimo divulgatore dell’arte in tivù. La sua morte è stata da Andree Ruth Sammah, regista e direttrice del “Franco Parenti”. Nato nella città francese di Mulhouse il 17 ottobre 1949, Daverio era il quarto di sei figli. Ha ricevuto un’educazione ottocentesca in collegio. Ha frequentato la Scuola Europea di Varese per poi iscriversi a Economia e Commercio alla Bocconi di Milano. Diede tutti gli esami ma non scrisse mai la tesi finale. Lo stesso Daverio disse: “Io non sono dottore perché non mi sono laureato, ero iscritto alla Bocconi nel 1968-1969, in quegli anni si andava all’università per studiare e non per laurearsi”. Alla carriera da gallerista e saggista ha affiancato quella televisiva partecipando a numerosi programmi dedicati alla cultura, come Art’é, nel 1999 su Rai 3, e Passepartout dal 2001 al 2011 sempre su Rai 3. Ha inoltre collaborato con numerose testate giornalistiche come Panorama, Vogue, l’Avvenire e Il Sole 24 ore. Ha fondato il movimento d’opinione “Save Italy” con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione mondiale alla salvaguardia del patrimonio culturale dell’Italia. “Era un gigante della cultura che si esprimeva alla portata di tutti, l’esatto contrario di alcuni soloni che amano restare chiusi in un mondo elitario”, ha dichiarato il governatore del Veneto Luca Zaia. “A sentirlo parlare” ha aggiunto Zaia “sembrava quasi che rendesse banale ogni spiegazione in qualsiasi ambito artistico o culturale; eppure lo faceva senza venir mai meno al rigore di studioso. Penso che la sua preparazione e il suo stile fossero quelli più congeniali per spiegare la nostra terra dove una bellezza così diffusa rischia di passare per banalità e deve essere approfondita con concetti immediati per tutti”. Se n’è andato un grande. Ci ha lasciato un amico.