La Sindrome da acquisto compulsivo, detta Oniomania (dal greco “onios” in vendita e “mania” follia) o Dipendenza da shopping, è un quadro caratterizzato dalla presenza di acquisti eccessivi, ripetitivi e impulsivi, accompagnato da pensieri intrusivi e ricorrenti orientati alla ricerca e all’acquisto di beni. Fa parte di quelle che vengono definite “Nuove Dipendenze”, anche se in realtà il Disturbo è stato descritto per la prima volta nel 1915 dal medico psichiatra Emil Kraepelin. A oggi, l’Oniomania non è citata nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) e non è ancora possibile definirla una patologia. Studi clinici ci dicono però che l’Oniomania può manifestarsi in tutti i soggetti e a qualsiasi età, ma in particolare riguarda le donne, con un’età compresa tra i 35 e i 40 anni, di classe sociale e livello culturale medio-basso. Tale condizione può essere correlata a un’inefficienza di produzione di serotonina e dopamina, importanti neurotrasmettitori deputati a regolare i circuiti della ricompensa e implicati nello sviluppo della Dipendenza. Inoltre, si è visto che gli acquisti smodati sono spesso utilizzati come strumento insano per gestire le emozioni negative o come tentativo di colmare un vuoto interiore. L’acquisto compulsivo di oggetti materiali permette un appagamento emotivo, almeno temporaneo, o il raggiungimento di uno stato di eccitazione, così come avviene nelle altre Dipendenze. Le compulsioni all’acquisto sono spesso risposte a uno stato di precedente sofferenza psicologica, come ansia e tono dell’umore deflesso e sono una forma di difesa della mente per allontanare da sé pensieri legati a una situazione spiacevole. Il soggetto cerca di sfuggire a una realtà che non lo soddisfa, dedicandosi a un’attività piacevole e apparentemente inoffensiva; tale attività, tuttavia, veicola presto in quello che diviene un circolo vizioso. In seguito alle “abbuffate” di shopping, il soggetto tende a sentirsi in colpa, perché ha comprato cose inutili o che non può permettersi e la sensazione di vuoto ritorna più forte di prima. Queste sensazioni, anche se spiacevoli, non permettono di spezzare il circuito in quanto, il soggetto desidera riavvertire la gratificazione e il falso senso di controllo del sé e pertanto ricercherà ciò che glieli aveva concessi, anche se solo per qualche istante, ovvero lo shopping sfrenato. Il consumatore compulsivo è spinto ad acquistare non per piacere, né per possedere quegli oggetti, quanto per ridurre lo stato di tensione psicologica. Riconosciuta la situazione, cosa che solitamente avviene da parte dei familiari, è importante affidarsi a degli specialisti per intraprendere un percorso terapeutico, durante il quale sarà basilare introdurre un sistema di gestione del denaro per ridurre le perdite economiche, analizzare pensieri ed emozioni legati agli acquisti e ristrutturare le credenze disfunzionali riguardanti lo shopping.
Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta