Acquapark Riovalli di Cavaion Veronese per la stagione 2020 non riaprirà.
“Le disposizioni astringenti del DPCM del 17 maggio, rese meno restrittive dall’ordinanza del Governatore del Veneto Luca Zaia del 23 maggio, non hanno comunque creato i presupposti affinché il nostro parco possa pensare di riaprire”. Queste le parole del proprietario della struttura, Vanni Orlandi, che ha continuato: “Con questa nuova ordinanza la Regione ha concesso l’utilizzo di tutte le strutture compresi gli scivoli, resta però un problema sostanziale ovvero la gestione dello spazio”. Il Decreto del Governo ha stabilito che per ogni cliente ci debba essere a disposizione uno specchio d’acqua di almeno sette metri quadri. “Questo significa che in un parco come il nostro, che ha una capienza massima di 1700 persone, secondo le disposizioni, soltanto 130 possono stare in acqua nello stesso momento – ha spiegato Orlandi – Quindi, come posso fare a garantire che tutti i clienti usufruiscano di tutti i servizi per cui hanno pagato? Dovrei mettermi a controllare quanto tempo trascorre in acqua ogni singolo cliente e questo è impensabile”. Il rischio è che molti clienti si troverebbero a pagare per un servizio di cui non possono usufruire. Ma non è tutto. La struttura, per seguire i diktat governativi, dovrebbe aumentare il personale sia per garantire una corretta e continua sanificazione di bagni, docce e aree comuni che per sorvegliare ognuno dei clienti affinché rispetti la distanza di sicurezza, indossi le mascherine nelle aree comuni e che si evitino gli assembramenti. “A fronte di tutto questo saremmo costretti ad aumentare il prezzo d’ingresso e questo non lo vogliamo fare – ha commentato Orlandi – da sempre il parco acquatico Riovalli ha infatti adottato una politica di abbattimento dei costi per venire incontro il più possibile al suo target di clienti, che per la maggior parte sono famiglie. Abbiamo scelto di essere una realtà low cost per far fronte anche all’esigenza di moltissime famiglie che da sempre ci scelgono come riferimento per le loro vacanze, perché altrove non potrebbero farlo. Tra le altre cose per quest’anno avremmo inaugurato una nuova attrazione, lo scivolo “Arlecchino” tanto atteso e che per noi ha significato un investimento oneroso che non avremo modo di ammortizzare”. E il personale? “Sono 30 le persone che lavorano con noi ogni anno e quest’anno resteranno a casa – ha chiosato Orlandi – inoltre, dalle poche e confuse indicazioni fornite, non è chiara nemmeno di chi sia la responsabilità penale e civile se a qualcuno dei nostri clienti succedesse qualcosa”. Orlandi si riferisce al ruolo che dovranno avere gli assistenti ai bagnanti: come potranno intervenire qualora ce ne fosse la necessità? “Questa è una responsabilità che deve essere chiarita per il bene di tutti” ha osservato Vanni. Nessuna possibilità da parte di Riovalli di poter usufruire del Decreto Cura Italia che ha stabilito aiuti alle attività che nei mesi caldi dell’emergenza – marzo e aprile – non hanno potuto proseguire con il lavoro. “Noi non rientriamo, ovviamente in questo decreto – ha aggiunto Orlandi – poiché la nostra attività avrebbe aperto i battenti dal prossimo mese, quindi non siamo in nessuna delle categorie che lo Stato potrà sostenere con degli aiuti. Saremo soli”. “Ci rendiamo conto che la situazione non è affatto semplice da gestire da parte del Governo, tuttavia è chiaro: rispettare queste disposizioni per noi non è possibile. Nella speranza che le cose possano cambiare e le condizioni possano essere favorevoli, ci riserviamo la possibilità di aprire magari nel mese di luglio”.