“Le nuove aperture dedicate alle attività imprenditoriali come manifatturiero ed edilizia, che rappresentano comunque un’importante parte delle nostre imprese artigiane, arrivano perché dopo più di due mesi di chiusura e con i segnali positivi rispetto alla curva del contagio, era impensabile che il ‘lockdown’ potesse continuare ad oltranza; di certo, siamo felici per i tanti imprenditori che, tra mille difficoltà e applicando scupolosamente i protocolli di sicurezza sanitaria, dal 4 maggio o nei giorni successivi potranno o riusciranno a riaprire laboratori, botteghe, officine e cantieri”. Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona, commenta così l’allentamento delle misure di sospensione per le aziende introdotto dal nuovo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte.
Ma l’attenzione del numero uno della Confartigianato provinciale si sposta subito sulle attività che, invece, continueranno a rimanere al palo. “Incomprensibile e inaccettabile – tuona Iraci Sareri – la decisione del Governo di rinviare al 1° giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici. Con senso di responsabilità abbiamo elaborato e presentato proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività, osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale, pulizia e sanificazione. Proposte che comunque avrebbero fortemente le nostre possibilità di ricavo, ma che abbiamo formulato con la consapevolezza della loro necessità, per ora. Sui documenti inviati, però, Confartigianato non ha ricevuto alcuna risposta”.
Confartigianato ha calcolato che l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza sleale degli abusivi nei mesi di marzo, aprile e maggio causerà alle imprese di acconciatura e di estetica una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo. Sarà molto difficile evitare ripercussioni sull’occupazione: i mancati ricavi mettono a rischio il lavoro di 49mila addetti del settore.