Con una nota unitaria dei segretari generali di Cgil, Cisl, Uil Verona Francesca Tornieri, Giampaolo Veghini, Giuseppe Bozzini condividono l’importanza di aprire un confronto sui CAS presenti sul territorio veronese, non solo per porre la questione abitativa ma anche per sottolineare l’importanza di attivare percorsi di inclusione concreti e fattivi delle persone accolte. Già da tempo il Prefetto ha attivato un importante tavolo sul tema che vede coinvolti parti sociali ed enti del terzo settore. “Noi crediamo – dicono i tre segretari – che una risposta importante e fattiva debba arrivare non solo dal coinvolgimento dei comuni per le competenze a loro attribuite, ma anche da chi oggi è nelle condizioni di attivare veri processi di inclusione sociale e lavorativa”. Già oggi, grazie alla bilateralità ed insieme alle parti datoriali vengono promossi corsi di italiano (Agribi) e di sicurezza nei luoghi di lavori e nei CAS (Cobis), strumenti imprescindibili per l’accesso al mercato del lavoro. Grazie ai fondi FSE della Regione Veneto si stanno promuovendo progetti ad hoc. “Vogliamo quindi rimarcare – aggiungono – come a fronte di un inverno demografico oramai certificato ed una cronica assenza di forza lavoro (in alcuni settori non si trova fino al 52% delle risorse umane ricercate, dato Unioncamere), il fenomeno dell’accoglienza di persone in cerca di un futuro migliore o, peggio ancora, che scappano dalla fame, da guerre e da povertà non possa essere visto come un problema, ma un’opportunità per il territorio, oltre che un diritto del singolo cittadino straniero. Per questo chiediamo al Prefetto di individuare una progettualità comune all’interno del Consiglio Territoriale dell’Immigrazione in quanto le risorse ci sono, anche tramite il Fondo Sociale Europeo. Ciò che manca è il mettersi tutti insieme, in una logica pubblico-privato per dare risposte concrete, fattive, che non appesantiscano i Comuni in assenza cronica di risorse, ma che li coinvolga in un’attività di co-progettazione”.