A.LI.VE., l’Accademia Lirica di Verona, festeggia i primi 20 anni di attività, con un curriculum che può vantare collaborazioni con la Fondazione Arena, il Vaticano, il Quirinale e la Fanfara dei Carabinieri di Milano, promuovendo da sempre l’inserimento di bambini e ragazzi nelle discipline artistiche.
“Al nostro interno” – spiega il presidente Paolo Facincani – “abbiamo un coro di voci bianche, un coro giovanile e parecchi gruppi di teatro, inoltre ci occupiamo da soli delle scenografie e dei costumi. Fondamentalmente si tratta di una grossa palestra per i ragazzi di tutte le età, a partire dalla scuola d’infanzia, con l’obiettivo di allenare le loro qualità artistiche, per permettergli di esibirsi davanti al pubblico con spettacoli strutturati di medio-alto livello”.
Lo stop forzato delle attività è stato un duro colpo, all’interno di un mondo basato soprattutto sulla relazione con il pubblico, ma questo non ha impedito di svolgere le lezioni, seppur a distanza. “I ragazzi nella loro solitudine hanno comunque apprezzato il fatto di far parte di una piccola comunità, perché risentire e rivedere i maestri è stato importante, poter condividere un progetto, spostando la sede A.LI.VE. a casa propria. Dalle loro stanze i bambini si sono filmati e abbiamo ricreato il coro della Turandot, come se fosse dal vivo, raggiungendo 12mila visualizzazioni. Gli attori si sono allenati con esercizi di memorizzazione dei testi e i cori hanno studiato tantissimo, alzando di molto il livello di ogni singolo allievo: ad esempio il coro giovanile ha preparato una partitura difficilissima di un requiem che in altre occasioni non sarebbe riuscito a studiare in così poco tempo”.
Ora c’è da pensare a come riorganizzarsi per proseguire a fare spettacoli dal vivo: “Per quanto riguarda il pubblico”, – precisa Facincani – “al chiuso possono entrare 200 persone, in luoghi grandi e all’aperto 1000, però ogni luogo è a sé. Infatti 1000 persone in Arena non si percepiscono in mezzo a tutte le gradinate, quindi bisogna rivedere certe situazioni. Nel nostro caso sul palcoscenico i coristi si esibiranno distanziati, gli attori sicuramente reciteranno in un’altra maniera, mentre le registe stanno rivedendo le impostazioni dei movimenti scenici”.
L’imperativo è comunque quello di ripartire, non saranno certo i numeri ridotti a frenare la creatività che stimola il teatro. “I bambini sono cresciuti, anche se moralmente sono un po’ giù, ma bisogna pensare positivo, dare loro speranza. Nessuno ha favorito progetti per i giovani, che sono stati abbandonati e loro questo l’hanno percepito. Stiamo concordando con il Comune, l’assessore alla Cultura Briani e il direttore dell’estate teatrale veronese Mangolini di riaprire il chiostro di Sant’Eufemia per mettere in scena per il terzo anno il festival In_Chiostro Vivo. Le scuole di musica, le accademie e i conservatori vivono con un piccolo fuoco dentro che ha rischiato di spegnersi ma ora va tenuto acceso, come un tesoro che può essere utile alla vita di tutti”.
Jacopo Segalotto