L’indomani dell’approvazione della mozione anti-aborto da parte del Consiglio comunale (21 favorevoli, 6 contrari), il Partito Democratico, a cui si associano le attiviste di “Non una di Meno” anche questa volta in aula – dalla quale poi sono state allontanate per intemperanze dalla polizia municipale – vestite da ancelle in segno di protesta – è sul piede di guerra. Il deputato Alessia Rotta parla dell’approvazione della mozione come di «uno schiaffo inaccettabile per Verona e le sue cittadine». Secondo l’onorevole Dem il documento «ci ha riportato indietro ad anni in cui le donne morivano per le interruzioni di gravidanza e proliferavano gli aborti clandestini». La mozione, lo ricordiamo, chiede all’amministrazione cittadina di aiutare economicamente le associazioni che si occupano delle donne in gravidanza, delle neo mamme e di chi piuttosto di abortire intende mettere al mondo il figlio in anonimato per poi affidare il piccolo a una famiglia adottiva scelta dal tribunale dei minori. «La nostra città non deve dare ulteriori prove di essere a favore della vita» incalza Rotta. «Siamo medaglia d’oro della liberazione dal nazifascismo e Verona la vita l’ha difesa e tutelata con il coinvolgimento di tutta la popolazione. L’approvazione nottetempo delle mozioni leghiste invece» aggiunge la Dem «la rende un luogo ostile alle donne e carico di ipocrisia». Sennonché la capogruppo del Pd in Consiglio Comunale, Carla Padovani, ha votato a favore della tanto contestata mozione. I Democratici dunque ancora una volta non sono riusciti a fare fronte comune. Non ce l’hanno fatta nemmeno su un tema etico che avrebbe dovuto compattarli. E invece no. «Spiace che all’interno del Pd veronese» sottolinea la Rotta «ci sia chi come Carla Padovani non abbia capito la gravità di quanto la Lega sta cercando di fare, rendendo il corpo delle donne una merce di scambio politico. È una grave responsabilità sia verso le cittadine e i cittadini, sia per non aver informato il gruppo e per non averlo rappresentato, ma abbia la consapevolezza che si tratta di una posizione del tutto personale». Anche il consigliere Elisa La Paglia, che ha documento su Facebook passo passo la seduta di Palazzo Barbieri, è fuori di sé: «Approvata la mozione che denigra la legge 194» scrive sui social. «Grazie Sboarina. Verona è sempre più fascista dove l’aborto divenne reato contro lo Stato e vietava la propaganda dei metodi anticoncezionali». In Comune dunque passa la linea dettata dal ministro alla Famiglia Lorenzo Fontana, il sindaco Federico Sboarina incassa una valanga di critiche, i cattolici con in testa il consigliere del Carroccio Alberto Zelger esultano, e la Padovani – da quanto apprende la Cronaca da fonti nazionali del Pd – rischia non solo di venire sfiduciata dal ruolo di capogruppo, ma anche – in caso di mancate scuse ai colleghi consiglieri Dem per non averli avvisati della sua posizione – di venire messa alla porta dal partito.