“Questa settimana la nostra è la seconda regione d’Italia con indice Rt più basso. Venerdì prossimo avremo il verdetto, ma già oggi secondo i nostri calcoli siamo a un Rt dello 0,62”. Lo ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia nel corso del punto stampa durante il quale, in relazione al dato, si è mostrato ottimista: “Ho ragionevoli speranze che si possa arrivare alla zona gialla dopo tre settimane di arancione”. Il governatore del Veneto ha spiegato: “Questo ci dà un segnale di speranza da un lato e di preoccupazione dall’altra. Ricordo che il virus sta facendo fare l’altalena a molti Paesi: Sagna, Francia, Gran Bretagna e Germania, dove nonostante il lockdown la diffusione del virus non scende. Oggi sappiamo che il virus di marzo non c’è più qui in Veneto”, ha sottoineato il governatore. “Abbiamo invece trovato 8 mutazioni in Veneto: 5 sono quelle della banca dati nazionale, una è quella inglese che particolarmente aggressiva, e due sono proprie del nostro territorio. Per questo dobbiamo capire bene cosa è successo e come si muove il virus”. Insomma: il Veneto è pronto a tornare in zona gialla, dati alla mano, e per ristoratori e commercianti potrebbe essere una boccata d’ossigeno fondamentale. Ovviamente lo sarebbe anche per la popolazione ormai rinchiusa in casa da un mese, e non è che prima vi fossero queste grandi libertà di cui godere. L’Unione Europea allo stesso tempo vorrebbe confinare il Veneto, l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia e la provincia di Bolzano in zona rosso scuro, il che imporrebbe a chiunque volesse recarsi all’estero di sottoporsi a tampone prima della partenza e alla quarantena obbligatoria al momento dell’arrivo. Di fatto significherebbe il blocco delle frontiere. Siamo al paradosso più totale, ma tant’è. Zaia ha anche fatto riferimento “alla vicenda della famiglia Busso, di Ivan, il falconiere 42enne di Mira (Venezia), dove in pochi giorni sono morte tre persone: il figlio e i due genitori, e che dimostra come il virus agisca in modo strano e con mutazioni. Ho chiesto di capirci bene cosa è accaduto”, ha tenuto a sottolineare il presidente del Veneto. Che ha aggiunto: “Occorre sequenziare tutto per avere la carta d’identità del virus e abbinarla ai sintomi clinici”. Capitolo istruzione. Ci siamo quasi. “Lunedì riapriamo le scuole. Saranno aperte al 50% per le prime tre settimane”, ha tenuto a precisare il governatore. “Spero non ci sia qualcuno che avrà da ridire, perché lo ha deciso il tavolo dei prefetti ed è previsto dalla legge. Si rispetti anche l’esigenza di chi a scuola non ci può andare, perché vedo dichiarazioni irrispettose di chi ha un malato oncologico a casa. C’è una categoria di persone che ha diritto di scegliere se proseguire la didattica a distanza. Chi avesse necessità di sollevare questa esigenza può farlo scrivendo all’istituto. E’ un diritto”. Non poteva mancare una riflessione su quanto sta succedendo al governo. “Prendiamo atto che c’è una crisi e il presidente del Consiglio certifica con le sue dimissioni che i numeri non ce li aveva. Quindi ci potevamo risparmiare questi dieci giorni di questa esibizione di maggioranza. Se c’è il rischio di andare al voto è perche’ la maggioranza non c’è più, però siamo nelle mani del presidente Mattarella”.