A Verona l’INPS rischia il collasso. Giornata di mobilitazione davanti alla sede provinciale Sono attese 54 uscite su 216 dipendenti assunti con gli ultimi concorsi: tornano al sud

SEDE DELL' INPS, TARGA INPS LOGO

Gioranata di mobilitazione all’ INPS per denunciare la carenza di personale che mette a rischio i servizi.
In tutte le sedi INPS del Vene si sono tenute le assemblee del personale. A Verona, dalle ore 12,00 alle ore 12,30 si è svolto un presidio all’esterno della sede della Direzione Provinciale in via Cersare Battisti.
«Abbiamo deciso di avviare la mobilitazione del personale perché la situazione è davvero critica – dichiarano i rappresentanti sindacali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa, Unsa, Flp, Usb e Confintesa – le assunzioni previste non bastano a colmare la voragine che si è creata in questi anni, mancato turn-over, pensionamenti. I conti non tornano!»
Il caso Veneto è un paradosso: infatti entro fine 2023 l’Istituto conta di assumere oltre 4 mila nuovi dipendenti in tutta Italia, ma i criteri di ripartizione che verranno seguiti per dislocare questo personale in tutte le sedi penalizzano fortemente alcune regioni, tra le quali il Veneto, dove sono previsti 206 nuovi assunti.
“Nella della provincia di Verona sono previsti 70 nuovi assunti a fronte di 48 uscite per effetto della mobilità nazionale e regionale, senza conteggiare i futuri pensionamenti e a fronte di una carenza di personale attuale pari a 53 unità. E non è detto che i 70 previsti accettino, ci sono state già alcune rinunce – precisano le sigle sindacali – Sono numeri totalmente insufficienti, che rischiano di portare ad una chiusura di sportelli o addirittura delle Agenzie territoriali più periferiche con il conseguente taglio di servizi al cittadino; basti pensare che il personale in uscita rappresenta il 25 % della forza produttiva”.
“Ciò non pone problemi solo alle strutture territoriali, ma pone serie criticità anche sul piano nazionale: la scelta di non assegnare personale adeguato anche rispetto ai carichi di lavoro da un lato stressa la componente produttiva nelle sedi, pregiudicando in potenza i servizi, dall’altro rischia di compromettere globalmente il raggiungimento degli obiettivi previsti a livello nazionale”. A Verona “la situazione è a dir poco paradossale: chi ha bandito la mobilità non ha pensato a coprire le posizioni che prevedibilmente si sarebbero liberate nelle regioni del Nord, Veneto e Verona in primis” conferma Elisabetta Rossoni referente per il Comparto Funzioni Centrali della Fp Cgil Verona. “Il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici ad ottenere l’avvicinamento a casa è sacrosanto – puntualizza la sindacalista – quello che è inaccettabile è questa politica estemporanea delle assunzioni e del personale che evidentemente ha finalità diverse dal buon andamento dell’ente”.
Una volantinaggio agli ingressi delle sedi Inps ha informato i cittadini delle ragioni della mobilitazione e chiesto la loro solidarietà. Il ritorno al Sud di tanti lavoratori e lavoratrici si spiega anche con l’alto costo degli affitti e del caro vita nelle città del Nord, rapportato a stipendi che soprattutto in ingresso non sono alti come si potrebbe immaginare.“Con il Covid e la stagione dei bonus il lavoro negli uffici Inps è cresciuto esponenzialmente – conclude Rossoni – e si aggiunge all’attività ordinaria che riguarda pensionamenti, prepensionamenti, indennità di disoccupazione, tutti aspetti essenziali nella vita dei cittadini che meritano il massimo della considerazione e dell’organizzazione”.