Marco Baroni fa e disfa. E, nonostante qualcuno si ostini a pensarla diversamente, dimostra come l’allenatore sia una componente determinante nel calcio. Il Verona di Firenze, almeno per un’ora, è il migliore della stagione. Sì, meglio anche di quello di Empoli e del match interno contro la Roma, le uniche due vittorie della stagione in campionato dell’Hellas.
Se con la Lazio era arrivato il risultato positivo sotto il profilo del gioco, della manovra, il Verona aveva fatto un passo indietro evidente. Contro la Fiorentina, senza ombra di smentita, ne ha fatti almeno un paio avanti. Perché, questa volta, il tecnico l’aveva pensata e disegnata in maniera egregia. La linea a quattro non concedeva pause, attenta, come deve essere a presidiare l’area davanti a Montipò.
Ma soprattutto la presenza di due mediani veri come Folorunsho e Hongla permetteva ai due trequartisti di gamba come Ngonge e Suslov di attaccare alta la linea difensiva dei viola e di accompagnare le spizzate di Djuiric.
Il rigore fallito non deve scalfire la buona gara dell’Hellas. E nemmeno le clamorose palle gol fallite da Ngonge, incredibile quella sugli sviluppi dall’errore dal dischetto di Djuiric.
Certo, il Verona deve essere più cinico, quando, come al Franchi, hai la partita in mano, una squadra che ha un obiettivo importante da conquistare come la salvezza non può permettersi di gettare al vento tutte quelle occasioni. Ma giocando così il Verona ha basi importanti, ha un’identità, un’anima. Merito di Baroni che ha trovato, finalmente, il bandolo della matassa e un volto tattico ben delineato.
E qui c’è il Baroni che fa. Ma dopo un’ora di gioco il Verona cambia pelle e qui il tecnico gialloblù ci mette lo zampino.
La Fiorentina, ad onor del vero, aveva preso più campo ma non si era mai resa pericolosa dalle parti di Montipò. E, allora, perché mettere mano a quella squadra così baldanzosa e, a tratti, autoritaria?
Perché togliere una spina nel fianco per i viola come Suslov e inserire Dawidowicz per giunta in un ruolo a lui non congeniale?
“Loro avevano inserito due saltatori, Pavel, poi, quel ruolo la ha già ricoperto e lo sa fare anche molto bene” si è giustificato Baroni.
Ma quella sostituzione ha portato la Fiorentina dentro l’area del Verona e mandato un evidente messaggio alla squadra. Accontentiamoci del pareggio, blocchiamo la partita. Una scelta pavida, ma è il coraggio, talvolta, l’incoscienza a sparigliare le carte, a dare un contributo fondamentale ad una squadra che deve, comunque, recuperare in classifica.
E’ vero, l’equilibrio è importante, ma conti alla mano il Verona deve svoltare, vincere delle partite se vuole uscire dalla zona retrocessione.
Per farlo servono scelte precise ma anche un pò di coraggio.
Mauro Baroncini