A Borchia piace il Trump pragmatico “A differenza di quanto avviene a Bruxelles, c’è un leader che difende le imprese”

E’ stato l’unico veronese presente alla cerimonia di insediamento di Donald Trump alla casa Bianca, 47° presidente degli Stati Uniti. Paolo Borchia, europarlamentare e capodelegazione della lega a Bruxelles, da Washington riflette sul discorso di Trump, sulla svolta che si prospetta negli Usa e sui futuri rapporti con il nostro paese e con l’Ue dove sarà sempre più forte il collegamento tra la destra americana e i Patrioti. Con l’auspicio, da parte dei leghisti e dei conservatori, che il verbo di Trump, dalla fine del green deal alla lotta all’immigrazione clandestina, dalla fine delle teorie gender alla difesa della famiglia tradizionale, venga copiato anche a livello europeo “Ovviamente congratulazioni e buon lavoro al presidente americano Donald J. Trump, 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America, un amico e un alleato dei Patriots of Europe e un punto di riferimento per tutto il mondo conservatore, su entrambe le sponde dell’Atlantico”, dice Borchia. “Dopo anni di follie woke e politicamente corretto, ora a Washington si respira un clima di grande entusiasmo. Da Donald Trump abbiamo ascoltato un discorso concreto, pragmatico e molto chiaro: a differenza di quanto avviene a Bruxelles, sentiamo un leader politico che parla di difendere lavoratori e imprese. Dal contrasto all’immigrazione clandestina sigillando i confini al superamento del Green deal, liquidato con la semplice frase ‘potrete acquistare l’auto che vorrete’, passando per la tutela della famiglia tradizionale e la difesa delle libertà, mettendo i cittadini sempre al centro dell’azione amministrativa. Un cambiamento radicale, come richiesto dagli elettori. Parole chiare che fanno ben sperare per questi anni, e devono essere un modello da seguire anche in Ue, per far tornare grande anche l’Europa”. Ma che cosa porta a casa l’europarlamentare Borchia da questa missione negli Usa? “Il significato della partecipazione della Lega all’inauguration day -spiega l’onorevole veronese- parte dalla volontà di essere operativi per il territorio, fin da subito, a livello di relazioni con la nuova amministrazione statunitense e con tutta la galassia di fondazioni, centri studi ed associazioni che ruotano attorno ai principali policy makers americani. Ad esempio, -anticipa Borchia alla Cronaca di Verona- ho stretto contatti con la Heritage Foundation, di cui fanno parte diversi profili che inizieranno a lavorare con alcuni ministeri”. Cosa farà adesso la premier Meloni, unica presidente del Consiglio di uno Stato europeo presente a Washington? Come reagirà Ursula von der Leyen? Cos’altro ci dobbiamo aspettare dalla coppia Trump-Musk e dalla tecno-destra americana che riunisce tutti i grandi miliardari della tecnologia, da Bezos (Amazon) a Zuckerberg (Meta)? MB