C’è un giorno lontano, eppure così incredibilmente vicino. Ci sono giorni che pensi scontati e invece resteranno per sempre tra i più belli della tua vita.
C’è un giorno in cui tutti noi, diventammo Paolorossi. Sì, scritto così, tutto unito, per sempre. Un giorno che adesso a ricordarlo, mette pure malinconia, perchè il tempo è malandrino e non aspetta i sentimenti, tante volte li travolge, li sconvolge, li fa a pezzi.
Paolorossi adesso guarda tutti dall’alto, esattamente come fece quel giorno di luglio. Quando il mondo (anche un bel po’ d’Italia, certo) si chiedeva perchè Bearzot lo facesse giocare e non aveva risposte. “Paolo, giocherai anche col Brasile e sarai tu a farci vincere” gli disse il “Vecio”, prima della partita.
Paolo Rossi, non ancora Paolorossi, abbassò la testa e, un pelo, arrossì pure. Lui era fatto così, non era cambiato, non l’avrebbe fatto mai.
“Va bene, mister” gli rispose soltanto e forse, in fondo, faceva a crederci pure lui. Quattro partite senza gol e senza guizzi, quando capita di cercarsi e di non riuscire a trovarsi.
Poi, arriva quel giorno, quando tutti diventammo Paolorossi. Il primo, su quel cross di Cabrini, un “fratello” per Pablito. Sinistro morbido, perfetto, giusto per metterci la testa e spiazzare Valdir Peres. Il secondo, un guizzo dei suoi, perchè aveva deciso di “tornare” ed era tornato. Palla rubata alla melina brasiliana, destro secco, buonanotte Valdir Peres. Ma non bastava. C’era stato il 2-2 di Falcao, “toh, adesso il Brasile ce la fa vedere…” pensammo quasi tutti.
Meno lui, Paolorossi, ormai decisamente, per sempre, tutto unito. Angolo di Conti, respinta, tiraccio da fuori area di Tardelli, lui è davanti a Valdir Peres, giusto per deviarla, proprio alla Paolorossi. E lì finisce davvero, per sempre. Finisce una storia e ne comincia un’altra, bellissima, non finirà mai…