Edson Arantes do Nascimento, conosciuto da tutti semplicemente come Pelé, spegne domani, 23 ottobre, 80 candeline. Un bel traguardo, come quello delle 1281 reti segnate in 1363 partite documentate dai referti arbitrali. «Ringrazio Dio che mi ha fatto arrivare a questa età in salute e lucido. Non tanto intelligente, ma lucido”, ha dichiarato “O Rei” scherzando. Per comprendere quanto importante sia stata la sua impronta lasciata nel mondo del calcio e non solo, basta dare un’occhiata alla sua bacheca di titoli vinti o riconosciutigli: è stato nominato “Calciatore del secolo” dalla Fifa e dal Comitato Olimpico Internazionale, unico calciatore al mondo a ottenere il Pallone d’oro Fifa onorario, nonché il solo ad aver vinto tre edizioni del campionato mondiale di calcio, indossando la maglia della nazionale del Brasile nel 1958, 1962 e 1970.
La sua leggenda parte da molto lontano, quando ancora bambino tra le strade di Bauru, comune nello Stato di San Paolo, si guadagnava qualche spicciolo pulendo le scarpe dei passanti. Per via della povertà della sua famiglia, quando il padre Dondinho, ex calciatore la cui breve carriera finì per un infortunio al ginocchio, lo mandò a giocare a calcio, al posto del pallone troppo costoso dovette arrangiarsi con calzini e stracci riempiti con della carta.
Da qui proviene l’aneddoto sul suo soprannome: un compagno di scuola infatti gli affibbiò “Pelé” per prendere in giro il modo con cui pronunciava il nome del loro portiere Bilé, ovvero Pilé.
Nel corso degli anni il Real Madrid, la Juventus e il Manchester United, arrivarono a offrire per lui cifre stellari. Ma la società che ci andò più vicina fu nel 1958 l’Inter di Angelo Moratti, il quale riuscì addirittura a far firmare a Pelé un contratto ufficiale, prima di doverlo stracciare in seguito all’aggressione subita dal presidente del Santos per mano di un tifoso contrario all’affare.
Pelé si ritirò dal calcio il 1° ottobre del 1977 disputando un’amichevole tra le sue due squadre nelle quali militò, Cosmos e Santos. Il numero dieci giocò il primo tempo con una squadra e il secondo con l’altra, segnando anche un goal con la maglia dei Cosmos, che alla fine vinsero con il risultato di 2 a 1.
Il dibattito su chi sia stato il migliore tra lui e il Pibe de Oro Maradona è destinato a non trovare risposta, al massimo ci si può soffermare sul trovare le differenze tra i due. Diversamente dall’argentino, Pelé terminata la carriera decise di non intraprendere il percorso naturale dell’allenatore, limitandosi a diventare ambasciatore della Fifa. Iconica fu la sua partecipazione da attore, insieme ad altri calciatori illustri degli anni Sessanta e Ottanta, al fianco di Sylvester Stallone e Michael Caine nel film del 1981 Fuga per la vittoria. Maradona ha giocato un terzo e segnato un quarto di Pelè, Maradona è stato sempre contrario alle grandi istituzioni del calcio mentre Pelé ha ricoperto spesso ruoli di rilievo all’interno di esse, portando avanti anche campagne contro le discriminazioni razziali. A mettere la parola definitiva sul loro dualismo ci pensò lo stesso O’Rey durante un’intervista: «Mi hanno paragonato prima a Di Stefano, poi con Sivori e infine con Diego. La verità? Che loro tre insieme non fanno un Pelé…».
Jacopo Segalotto