C’era tanta gente, faceva freddo, quel giorno. La neve aveva imbiancato la città, ma non aveva raffreddato l’entusiasmo.
“Ghè el stadio novo”, la frase più sentita, un sogno, una speranza. “Staolta, ‘ndemo ‘n seria A”.
C’era lo stadio pieno, quel giorno. C’era il Venezia da battere, un derby è sempre un derby e non è mai scontato, neanche per una squadra che inseguiva la serie A e aspettava dal nuovo Bentegodi, la spinta decisiva.
Mister Facchini, un po’ a sorpresa, mandò in campo Ciceri, Cera, Cappellino, Savoia, Peretta, Radaelli, Maschietto, Joan, Calloni, Zeno, Maioli.
“Cera tersin?” si chiedeva la gente. Facchini cercò un Verona più offensivo, ma fu una scelta pagata cara. Il Venezia, che aveva come centravanti un giovanissimo Muiesan (giocherà a Verona negli anni ‘70), passò in vantaggio dopo 9 minuti, con Salvemini (poi farà a lungo l’allenatore).
Il gol è circondato da mistero, perchè qualche giornale dell’epoca riportò il nome di Dori, l’ala sinistra. E lo stesso Muiesan, anni dopo, dirà, “…il Bentegodi mi porta bene, segnai io il primo gol nel nuovo stadio”.
In realtà, quel gol era firmato Salvemini e bastò per dare il successo al Venezia e frenare l’entusiasmo del Verona.
“In realtà, pensavamo che il nuovo stadio ci aiutasse e invece ci accorgemmo che la gente era più lontana da noi, abituati al vecchio Bentegodi, dove la gente ti toccava”, dirà anni dopo Cappellino, uno dei leader di quella squadra. Ma quella foto, maglie gialle e colletto blu, di lana, semplici e belle, è una foto che appartiene comunque alla storia.