Crevalcore ha ricordato con una messa in suffragio delle 17 vittime, e con la deposizione di corone di fiori, la strage ferroviaria del 7 gennaio 2005. Alle 12.53, in una fitta nebbia, un interregionale da Verona e un convoglio merci con putrelle di acciaio proveniente da Roma si scontrarono frontalmente nei pressi della stazione di Bolognina, sulla Bologna-Verona a binario unico.
LE VITTIME VERONESI. Tra i morti entrambi i macchinisti, circa 80 i feriti. Oltre a decine di feriti, muoiono 17 persone, tra cui due veronesi: il giovane Matteo Sette, 26 anni, della Valdonega e Bruno Nadali, 50 anni, insegnante di yoga, di Borgo Venezia. Per i pm a causare la strage fu l’errore di un macchinista che ‘bucò’ un semaforo rosso, scontrandosi con il convoglio che arrivava in direzione opposta senza Scmt, Sistema di controllo marcia treno, meccanismo automatico che blocca il treno in caso di mancato rispetto dei segnali. Il processo si chiuse nel 2011 con l’assoluzione di dieci dirigenti delle Ferrovie e non ci fu appello.
I LAVORI DI RADDOPPIO. Dopo l’incidente ferroviario di Crevalcore (avvenuto in un tratto a binario unico), i lavori per il raddoppio dei binari della Ferrovia Bologna-Verona ripresero dopo oltre 2 anni di interruzione e vennero completati dopo pochi anni, tra il 2007 e il 2008.
LA PREVENZIONE. Il disastro di Crevalcore, dato l’elevato numero di vittime, non fu solo causa di sventura, ma portò con sé una serie di modifiche ai regolamenti ferroviari e una innegabile spinta verso le innovazioni nei sistemi di sicurezza della circolazione, in particolare con la massiccia estensione del Sistema di controllo della marcia del treno (SCMT). Nel dettaglio venne modificata una caratteristica peculiare del segnalamento ferroviario italiano portando all’eliminazione dell’aspetto di verde per i segnali di avviso puro, nel caso in cui essi preavvisino un segnale di protezione disposto al giallo (avviso di via impedita) sulle linee ove non sia installata la ripetizione dei segnali in macchina (RSC). Questo per eliminare la possibilità che gli agenti di condotta dei treni, incontrando un segnale disposto al verde e non individuando il segnale di prima categoria di protezione disposto al giallo (a causa di condizioni atmosferiche o altro), possano trovarsi, arrivati al segnale di partenza, ad una velocità tale da non permettergli di arrestare il convoglio. Tutto ciò ha portato all’introduzione generalizzata (con modifiche apportate su tutta la rete) del segnale di avviso a luce gialla lampeggiante (già previsto in particolari situazioni d’impianto) in tutti i casi in cui un treno incontri un segnale di avviso in un itinerario di ingresso in corretto tracciato con obbligo di fermata al successivo segnale di partenza, in caso non sia installata la ripetizione dei segnali in macchina (RSC) (solo la successiva massiccia introduzione del sistema SCMT con velocità di rilascio a 10 km/h ha portato anni dopo all’eliminazione in molti impianti di detta innovazione ripristinando il verde nei segnali di avviso al fine di eliminare una causa di eccessiva riduzione della velocità).
LA CERIMONIA. Il presidente della Regione Stefano Bonaccini ha ricordato “l’impegno costante per la sicurezza delle linee e dei convogli, perché simili tragedie non debbano più avvenire”. Alla cerimonia alle porte di Bologna, ha visto la partecipazione del’assessore Edi Maria Neri, in rappresentanza dell’amministrazione comunale.